Da Encelado a Europa, gli oceani del Sistema solare che potrebbero custodire la vita

Da un oceano all’altro. Coast-to-coast, metà dal Jpl californiano e metà dagli headquarters Nasa di Washington. E planet-to-planet. O meglio, planet-to-moons, perché è agli oceani presenti nel sottosuolo delle lune Encelado ed Europa, satellite naturale di Saturno la prima e di Giove la seconda, che l’Agenzia spaziale Usa ha dedicato la sua come sempre annunciatissima conferenza stampa di questa sera, giovedì 13 aprile. Conferenza stampa per illustrare al mondo due risultati notevoli, per quanto già nell’aria da qualche tempo.

Partiamo dalla luna più lontana, Encelado: uno studio pubblicato oggi su Science, basato sui dati della sonda Cassini, conferma l’esistenza d’un vasto oceano sotterraneo, conferma la presenza di attività idrotermale e – qui la novità importante – misura l’abbondanza di idrogeno molecolare presente nei pennacchi di vapore spruzzati dalla calotta australe della luna. Una misura che consente agli scienziati di quantificare l’energia in gioco, confermando così la presenza, là nel sottosuolo a oltre un miliardo di km da noi, di condizioni forse adatte a ospitare forme di vita microbica, come quelle che popolano gli abissi marini qui sulla Terra.

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In concomitanza un secondo studio, questo su ApJ Letters, dati del telescopio spaziale Hubble alla mano evidenzia qualche pennacchio pure sulla luna medicea Europa, segno d’un probabile oceano sotterraneo anche qui, e nemmeno questa è un’ipotesi inedita, visto che se ne parla da almeno due anni. Ma è un’ottima occasione per ricordare al mondo, contribuenti americani compresi, che è in fase di progettazione una missione – ribattezzata Clipper giusto il mese scorso – con obiettivo proprio l’osservazione ripetuta e ravvicinata di Europa e dei suoi spruzzi vaporosi.

Insomma, se proprio le cose qui sulla Terra dovessero mettersi male, almeno per i batteri qualche speranza di continuare a sopravvivere emigrando altrove parrebbe proprio esserci.

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Fonte: Media INAF (http://www.media.inaf.it/)

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