Il farmaco, considerato da alcuni “rivoluzionario” (anche se resterebbe da chiedersi come mai sia stato accettato dopo 40 anni), consente di inattivare i linfociti T specifici e così blocca la risposta del sistema immunitario contro il tumore. Il farmaco in questione ha dimostrato di inibire i recettori PD-L1, così che il sistema immunitario possa aggredire il tumore.
“Il melanoma ha rappresentato il modello per l’applicazione di questo approccio innovativo (l’immuno-oncologia, ndr) – spiega Carmine Pinto, Presidente dell’Associazione Nazionale Oncologia medica (Aiom) – che ora si sta estendendo con successo a diversi tipi di tumore, come quello del polmone. Ed è un’arma che si affianca a quelle tradizionali rappresentate da chirurgia, chemioterapia, radioterapia e terapie biologiche. Un passo avanti verso la sconfitta o la cronicizzazione della malattia”.
Uno studio che ha visto il test della molecola su oltre 300 persone volontarie, documentano la sopravvivenza del 70% dei pazienti trattati con pembrolizumab rispetto a circa il 50% di quelli trattati con chemioterapia. Inoltre sono stai osservati un 40% di riduzione del rischio di morte e un 50% di riduzione del rischio di progressione della malattia ed è risultata triplicata la sopravvivenza libera da progressione della malattia che, a un anno, raggiunge il 48% rispetto al 15% con chemioterapia.
“Pembrolizumab – precisa Filippo De Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia toracica all’IEO di Milano – è l’unico farmaco immuno-oncologico basato sulla definizione di un biomarcatore, PD-L1, che permette di scegliere il trattamento giusto per il paziente giusto. In base al livello di espressione di PD-L1 – spiega – può essere utilizzata l’immuno-oncologia nel modo più efficace. In particolare, il 75% dei pazienti con istotipo squamoso in fase metastatica che oggi in primo livello sono trattati con chemioterapia, potranno trarre importanti benefici dall’immuno-oncologia se risponderanno a certi criteri”.
E’ infatti stato dimostrato infatti che pembrolizumab è più efficace della chemioterapia quando la proteina PD-L1 è espressa a livelli elevati, in misura uguale o superiore al 50% della cellule tumorali. Il nuovo farmaco rappresenterebbe anche una importante opzione su pazienti cioè che sono già stati trattati con chemioterapia, sempre che il loro tumore esprima livelli di PD-L1 uguali o superiori all’1%.
Il farmaco ‘pembrolizumab‘, è stato approvato il 18 maggio 2017 dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e ora in attesa di essere pubblicato dalla ‘Gazzetta ufficiale‘.
Secondo i medici lombardi, potrebbe rappresentare un primo approccio al paziente con tumore del polmone richiedono che sia un ‘carcinoma polmonare metastatico non a piccole cellule in cui i tumori esprimano alti livelli del recettore PD-L1′.
Qui sotto l’intervista al Prof. Andrea Ardizzoni, Ordinario di Oncologia medica, Università degli Studi di Bologna: