Arabia Saudita: ritrovati utensili di 125 mila anni che riscrivono la storia umana

Un’incredibile ritrovamento di strumenti in pietra scoperto sotto un riparo roccioso chiamato “Jebel Faya” da un team tedesco a circa 55 chilometri dal Golfo Persico nel sud dell’Arabia, costringerà ora gli scienziati a riscrivere la teoria della migrazione e della colonizzazione del mondo da parte dell’essere umano. La collezione di asce e altri strumenti utilizzati per tagliare, bucare e raschiare sono stati datati di circa 125.000 anni fa, circa 55.000 anni prima che i nostri più antichi antenati avessero cominciato a spostarsi dall’africa per raggiungere gli altri continenti. O almeno, questa era la versione dei fatti ipotizzata sino ad ora, ma il nuovo ritrovamento ha già oramai riscritto la storia dell’umanità. Grazie al ritrovamenti gli esperti hanno ora ipotizzato che questi primi pionieri abbiano raggiunto l’Arabia grazie al fatto che all’epoca il Mar Rosso era certamente ghiacciato a causa delle basse temperature che caratterizzavano l’epoca e che quindi le acque del bacino fossero talmente ghiacciate da permettere il passaggio da una terra all’altra. Una volta raggiunta l’Arabia, questi nostri antenati potrebbero aver raggiunto anche il Golfo Persico, forse spingendosi fino in India, l’Indonesia e addirittura in Australia. Scientificamente il modello di essere umano più vicino a noi è risaputo esistesse già circa 200.000 anni fa. Mentre le sue prime migrazioni dal continente Africano potevano essere datate dagli 80.000 o ai 60.000 anni fa.
precedenti scavi presso il sito hanno trovato reperti dal ferro, bronzo e Neolitico, la prova che la formazione rocciosa ha fornito millenni di rifugio naturale per gli esseri umani. Questi ritrovamenti hanno anche permesso di scrivere una carta geografica dell’epoca. “L’Arabia fu trasformata in un paesaggio coperto in gran parte in erba della savana, con laghi estesa e sistemi fluviali”, ha dichiarato Adrian Parker, una ricercatrice dell’Oxford Brookes University e co-autore della carta. La “rinascita dell’Arabia” coincide con i record minimi del livello del mare, che ha lasciato una distesa d’acqua profonda circa tre miglia a largo alla Bab allo stretto di Mandab che separa l’Africa orientale dalla penisola arabica, ipotizzando che i primi colonizzatori abbiano utilizzato delle zattere. I nuovi arrivati avrebbero trovato un buon terreno di caccia, con abbondante presenza di asini selvatici, gazzelle e stambecchi presenti sulle montagne. Tuttavia non tutti sono d’accordo che la scoperta possa riscrivere veramente la storia della migrazione umana: “Non c’è uno straccio di prova che questi qui sono state fatte da esseri umani moderni, né che venivano dall’Africa.” Afferma Paul Mears, archeologo dell’Università di Cambridge.

“Nonostante la mancanza di confondimento di prove fossili diagnostici, questo lavoro fornisce importanti indizi archeologici che i primi esseri umani moderni potrebbero avere disperso dall’Africa attraverso l’Arabia Saudita, per quanto riguarda lo stretto di Hormuz, da 120.000 anni fa.” Concludono gli scienziati.

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