Si apre la stagione estiva delle gallerie d’arte. Molti “paperoni” si lanciano, quasi in agguato, alla ricerca dei più quotati autori. Dall’Art Basel di Hong Kong di maggio, alla Biennale di Venezia, sino all’Art Basel in Svizzera a metà giugno.
È ovvio che se per molti vip queste fiere d’arte internazionali sono luoghi dove farsi notare e vivere una “dolce vita”, tanti pensano all’investimento insito nei pezzi più pregiati o all’acquisto di opere d’arte perché sinceramente appassionati. Sono ancora molti nel mondo, infatti, nonostante la crisi che pare non gli scalfisca, i miliardari letteralmente ossessionati dall’arte, che per la verità ha anche una funzione di seria diversificazione di portafoglio, un bene rifugio sicuro e, talvolta, un investimento accorto.
Di 2.170 miliardari del mondo, gli investimenti del patrimonio in arte è di 31 miliardi di dollari, secondo uno studio di Wealth-X, azienda con sedi in tutto il mondo che si occupa di pianificazione e gestione dei capitali e della ricchezza, ossia pari allo 0,5 per cento del loro patrimonio netto.
Ma tra i miliardari del mondo vi è una top ten di sono coloro che considerano le raccolte d’arte ad un livello completamente nuovo.
Essi amano l’arte o hanno pensato d’investire in essa, tanto che hanno una media del 18 % del loro patrimonio netto investito in esso, una percentuale incredibilmente alta per una classe di asset illiquidi.
Il miliardario con la ponderazione più pesante dell’arte nel suo portafoglio è il tycoon britannico-iraniano Nasser Khalili, il proprietario della più grande collezione privata di arte nel mondo. Conosciuto anche come il sultano ‘segreto’, Khalili ha quasi tutta la sua fortuna pari ad 1 miliardo di dollari USA investito nella sua collezione d’arte. Ha disponibilità liquide di cassa e un patrimonio investito di circa 70 miliardi di dollari. Ciò significa che ha comprato opere d’arte “solo” per il 7 % delle sue fortune.
Gran parte della sua collezione di 25.000 pezzi è esposto in musei pubblici come il British Museum e il Victoria and Albert Museum, ma ha detto che non venderà mai le sue collezioni. Si è specializzato in opere islamiche, arte giapponese e svedese e ceramiche.
Lecce, 6 giugno 2013
Giovanni D’AGATA