Da una parte il premier Tsipras, dall’altra l’ex primo ministro Samaras. Per la Grecia è arrivato il giorno cruciale. Si vota. Sono 19mila i seggi aperti e quasi 10 milioni i cittadini chiamati alle urne per pronunciarsi sul piano di accordi con i creditori internazionali. Si o No in un referendum che segnerà il futuro economico del Paese. Per la validità della consultazione basta il 40%.
“Penso che i “Si” vinceranno. Non c‘è altra possibilità per la salvezza. Spero che le cose possano migliorare perchè la situazione in questo momento è drammatica”, dice un elettore.
“Ho votato per Tsipras e voto ‘no’ perché ho vissuto in Europa e conosco i diritti degli europei e quelli di tutti noi greci. Questa è l’unica ragione della mia scelta. Non abbiamo gli stessi diritti. Vogliamo stare in Europa, ma senza gli aiuti dell’Europa”, il parere di un altro elettorale.
Se a prevalere fossero i NO, come auspicato dal premier Tsipras, lo scenario sarebbe questo: stop ai salvataggi e banche in default. Atene rimarrebbe formalmente nell’eurozona, ma per l’economia sarebbe un colpo durissimo, con una ulteriore vertiginosa caduta del PIL.
In attesa del verdetto il ministro dell’economia Varoufakis in un’intevista a El Mundo non si è risparmiato, definendo quello che i creditori stanno facendo con la Grecia “un atto di terrorismo”