VIDEO – Quell’incredibile discorso di Steven Seagall “nascosto” in uno dei suoi film

C’è un vecchio film di e con Steven Seagall poco amato dalla critica, ma che nasconde un finale incredibile. Si tratta di “Sfida tra i ghiacci” (“On Deadly Ground”, 1994), dove il noto attore e regista di film d’azione fa un discorso memorabile sull’ambiente e sui motori ad energia infinita  contro il petrolio e le compagnie petrolifere, per un ambiente tutelato e risorse rinnovabili e a zero impatto ambientale. Un discorso incredibile se si considera che il film è stato realizzato quando il web non era ancora molto diffuso per via domestica e che queste tematiche venivano (e sono ancora oggi) quasi sempre snobbate dai media.

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Nel finale memorabile del film, Seagal fa riferimento a motori ad energia infinita, alternativa e pulita, nascosti sistematicamente dai governi e dai petrolieri.

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Trama del film: In Alaska una compagnia petrolifera commette dei misfatti ai danni delle persone e dell’ambiente per ottenere maggiori profitti. Per fermare tutto ciò, Forrest Taft, un esperto delle trivellazioni appartenuto alla CIA, rischierà la vita in una sfida armata contro la società petrolifera per cui lavorava.

Il film si incentra sulla tematica ecologica e incarna perfettamente il credo ambientalista. In una scena finale è presente, infatti, un puntuale discorso, alterno a immagini quasi da documentario, sull’importanza della natura e della madre terra. Il film coniuga, quindi, in maniera peculiare, un genere d’azione che nello stesso tempo si fa postulatore di impegno e denuncia sociale. Altra tematica densissima è quella legata alle istanze ritualistiche degli alaskiani e all’impronta spiritualistica da loro professata.

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Il film è stato letteralmente stroncato dai critici del settore: il sito Rotten Tomatoes gli ha attribuito una valutazione pari a 0%, etichettandolo di conseguenza come uno dei peggiori film di sempre; Roger Ebert e Gene Siskel lo inserirono nella loro lista dei peggiori film del 1994; il film è stato nominato per ben sei Razzie Awards (peggior regista, peggior film, peggior attore protagonista, peggior attrice protagonista, peggior sceneggiatura, peggior canzone originale) vincendo il premio come peggior regista. Forse a livello artistico non sarà stato il miglior film di tutti i tempi, ma il discorso finale e le tematiche trattate hanno donato un’emozionante finale al pubblico. Sarà stata una critica spinta atta a screditare il profondo significato che il finale del film voleva trasmettere allo spettatore? Non lo sappiamo, ma il dubbio, a distanza di anni, è condivisibile. 

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