Massoneria dominò storia Gb: “complotto su caso Titanic”, lo riporta il Daily Telegraph

LONDRA – La storia britannica dal 1733 al 1923 potrebbe essere in buona parte da riscrivere, o per lo meno da rileggere con altri occhi. La ragione sta nella cruciale influenza esercitata dalla massoneria: spesso segretamente, ma certo ai livelli più alto del regno. A confermarlo, se mai ve ne fosse stato bisogno, sono le liste con circa due milioni di nomi di fratelli destinate a essere pubblicate su Ancestry.com, sito specializzato in ricerche genealogiche, sullo sfondo di rivelazioni che sembrano accreditare fra l’altro il ruolo chiave avuto dalle logge anche per ‘deviare’ l’inchiesta sul Titanic. Non si tratta di materiale diffuso da cospirazionisti incalliti, fanatici delle teorie del complotto. Ma di carte d’archivio, sottratte finalmente all’oscurità di qualche cassetto polveroso, il cui contenuto è rilanciato oggi dal paludatissimo Daily Telegraph: giornale di establishment come pochi altri a Londra.

Oltre ai nomi di massoni già noti, da Winston Churchill, a Edoardo VIII a Oscar Wilde, l’elenco sterminato in via di pubblicazione include quelli del duca di Wellington, di re Giorgio VI, padre di Elisabetta II o ancora dello scienziato Alexander Fleming. Ma più in generale svela la capillare appartenenza alla ‘setta’ di centinaia di personaggi potenti: esponenti della dinastia reale, generali, giudici, alti funzionari. Una rete capace all’occorrenza di cambiare il corso della storia. E, secondo la tesi d’alcuni esperti, d’insabbiare senza troppi problemi verità scomode sul naufragio del Titanic.

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L’inchiesta britannica condotta dopo l’affondamento del celebre piroscafo, avvenuto nell’Oceano Atlantico nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 e che causò la morte di 1.517 persone, si concluse in effetti in un buco nell’acqua. E, come riferisce ora il Telegraph, fra i principali protagonisti di quella vicenda si distinsero vari confratelli. Era massone Lord Mersey, messo a capo della commissione che avrebbe dovuto stabilire le responsabilità della compagnia navale britannica White Stare Lane, proprietaria del transatlantico. E così pure Sydney Buxton, presidente del British Board of Trade, coinvolto nello stesso organismo.

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Proprio il British Board of Trade sarebbe stato additato in un’inchiesta parallela del Senato Usa per aver varato un regolamento che permetteva agli armatori di Sua Maestà di risparmiare sull’equipaggiamento con un numero di scialuppe di salvataggio insufficiente a caricare tutti i passeggeri. E la mancanza di lance, specie per chi viaggiava in terza classe, si sarebbe rivelata più tardi come una concausa evidente dell’elevato numero di vittime nel disastro. Ma l’indagine britannica si guardò bene dal farne menzione. Negli elenchi pubblicati da Ancestry ci sono del resto anche i nomi di non pochi dei periti consultati, e quello di Lord Pirrie, patron dei cantieri Harland and Wolff di Belfast, da dove era uscita la nave “inaffondabile”. Tutti massoni e tutti solidali – e’ il sospetto – nel celare gli altarini più inconfessabili. (ANSA).

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