Un’attività che può diventare sinonimo di alimenti sani a costo zero, ma che richiede una certa esperienza nell’imparare a riconoscere e selezionare i vegetali giusti. I luoghi ideali per il foraging sono ovviamente, boschi e montagne, ma anche spiagge e argini di fiumi e torrenti, dove spesso si trovano alimenti del tutto incontaminati. Durante una salutare passeggiata nel verde potrete riempire i vostri cestini di vegetali dal grande valore nutritivo come bacche, asparagi, frutti di bosco, castagne, alghe e funghi, ma anche larice, licheni, e — se volete davvero andare oltre i soliti sapori — anche corteccia, germogli, muschio.
Attenzione, però, a non improvvisare, perché i rischi di questa pratica ci sono e sono concreti. Se non siete assolutamente sicuri di cosa state mangiando potreste incappare in un mal di stomaco e, nei casi peggiori, addirittura in un avvelenamento vero e proprio. Perciò è consigliabile farsi sempre guidare e accompagnare da esperti o guide locali, che conoscano i frutti della terra meglio di noi.
Il foraging si basa sull’alimurgia, ovvero sulla scienza dell’utilizzo alimentare di piante selvatiche, e ha il grande vantaggio di arricchire la nostra dieta con dei veri e propri beni preziosi dal punto di vista nutritivo, introducendo pietanze del tutto nuove. Qualche esempio? Un buon brodo di sottobosco, oppure prodotti da forno realizzati con farina di licheni. (FONTE)