Cattive, cattivissime, ma non quanto si temeva. Soprattutto quella più interna. Parliamo delle fasce di Van Allen, le due regioni dense di particelle cariche che cingono il nostro pianeta, quella più interna fra i 1000 e i 6000 km d’altitudine, quella più esterna spingendosi fino a 60mila km.
Quest’ultima, già lo si sapeva, situata com’è là dove le particelle in arrivo dal sole e il campo magnetico terrestre si scontrano, è la più turbolenta delle due, e si agita, s’allarga e si restringe senza sosta.
Ma la sorpresa arriva dall’altra fascia, quella più interna. Per la prima volta, grazie a osservazioni condotte con lo strumento MagEis a bordo delle sonde gemelle Van Allen Probes della Nasa, gli scienziati sono riusciti a separare, nel plasma di cui è fatta, il contributo dei protoni ad alta energia da quello degli elettroni relativistici, i più veloci. Scoprendo così che questi ultimi non sono sempre presenti in quantità così massiccia come si riteneva, anzi. Il che significa che la radiazione, da quelle parti, è minore di quel che si temeva. Una buona notizia per i progettisti dei satelliti destinati a quella regione, che potranno risparmiare un bel po’ sulla pesante schermatura necessaria a proteggerne i componenti elettronici.
Servizio di Marco Malaspina
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