Il petrolio dell’Isis finisce nei benzinai italiani, Unione Europea tace, Italia subisce ancora una volta.

Il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, ha, in un report datato febbraio 2017, affermato quanto segue: “È possibile ritenere che le importazioni di petrolio da zone sottoposte al controllo delle organizzazioni terroristiche abbiano come terminali anche le principali raffinerie italiane”. E, di conseguenza, “disarticolare ogni possibile frode nel settore degli olii minerali può avere una valenza strategica nel contrasto al finanziamento al terrorismo”. Ma quali sono gli indizi? Quali rotte seguono i contrabbandieri? Ma soprattutto, l’Unione Europea, che ha taciuto nei bombardamenti del 2011, cosa ne pensa?

In alcuni casi, le petroliere nella zona di Malta provenienti da Russia e Turchia sparirebbero all’improvviso, poi le bettoline si accosterebbero e travasano il greggio clandestino sulle grosse cisterne. Finita l’operazione al buio, si allontanerebbero e a distanza di sicurezza riaccenderebbero il satellitare ricomparendo sui monitor durante l’arrivo in Libia, proseguendo poi per Sicilia, centro-nord Italia e Marsiglia. E’ riportato anche su Repubblica.

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Sul mirino delle indagini sono finite anche società italiane e maltesi che hanno curiosamente fatturano milioni di euro in poco tempo trasportando e vendendo il greggio libico e arabo alle grandi compagnie mondiali. “Non sappiamo se dietro c’è l’Isis o ci sono altri trafficanti non fondamentalisti, perché le tracce si perdono a causa agli intermediari fasulli” dice una fonte vicina all’inchiesta. “Di certo quel petrolio non doveva essere lì”. Le prove definitive non si sarebbero, ma il sospetto si. 

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Il tutto avviene anche a causa dell’instabilità politica causata dai bombardamenti del 2011 della Francia che, con NATO e sotto tacito consenso dell’Unione Europea, bombardò il paese libico per spodestare Gheddafi, il quale, seppur dittatore, riusciva a controllare al meglio il flusso di petrolio e di immigrati. Prima di allora il governo italiano, guidato da Berlusconi, era riuscito a creare alcuni fondamentali accordi per la sicurezza in mare. Oggi svaniti dopo che i bombardamenti. Oggigiorno accade l’esatto opposto e, come se non bastasse, sui migranti la Francia ha anche di fatto sbattute le porte all’Italia.  Intanto gli imbrogli e gli affari sporchi sul petrolio proseguirebbero: “tre miliardi e mezzo di euro sottratti alle casse dello Stato”.

Una situazione paradossale creata di fatto da altri paesi europei e che l’Italia sta subendo da tempo. La domanda sorge spontanea: se l’Italia dovrà ancora subire ritorsioni e drammatiche conseguenze per causa di altri, che senso avrebbe per gli italiani restare in un’Unione Europea che non difende la sicurezza del paese?

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