Dato il periodo, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è bene ricordare alcune delle proprietà che lo rendono speciale. Il vischio è una pianta cespugliosa. Le sue radici non affondano però nel terreno, ma direttamente nell’albero da cui dipende per i nutrimenti. Le sue foglie, sempreverdi, non hanno infatti una grande capacità di fotosintesi. Le sue caratteristiche sono determinate dall’albero ospite, che solitamente è un pino, un pioppo, una quercia, un tiglio o un melo. La crescita del vischio è molto lenta. Invece di formare delle radici e sviluppare rapidamente delle foglie, produce diverse tossine, utili in farmacologia: le lectine si accumulano soprattutto durante l’inverno e nei rami più vecchi; le viscotossine (proteine tossiche per vari tipi di cellule) sono invece prodotte dalle giovani foglie in estate. La raccolta del vischio avviene in giugno e in dicembre. Selezionate con cura, le foglie sono frantumate e mischiate con dell’acqua.
La fermentazione lattica consente di estrarne gli ingredienti, i quali sono poi trasformati in principi attivi farmaceutici grazie a un sofisticato apparecchio e ancora oggi vengono utilizzati nella medicina tradizionale, sotto forma di tinture o infusi, sia per le su citate capacità immunostimolanti, ma anche come antipertensivi e antiarteriosclerotici. Infine, solo per evitare di avere problemi e spiacevoli conseguenze, è bene sottolineare di evitare di ingurgitare alcune componenti della pianta di vischio, in particolare le bacche, che manifestano una lieve tossicità e l’ingestione comporta generalmente una lieve gastroenterite. Gli estratti concentrati, invece, possono causare un’intossicazione importante, che può manifestarsi con diplopia, midriasi, ipotensione, confusione mentale, allucinazioni, convulsioni.