Ma facciamo un pò di chiarezza: la mammografia analogica, cioè quella tradizione, usa delle “lastre” e l’immagine viene visualizzata in tempo reale su un monitor. Ma è un esame bidimensionale, e spesso questo è un limite.
Al contrario la mammografia 3D, permette di avere una visione del seno in 3 dimensioni e quindi ci sono più possibilità di individuare un cancro mammario che con la mammografia tradizionale non si vedrebbe, diminuendo il rischio anche di falsi positivi.
Il risultato dello studio effettuato è che la tomosintesi quindi è legata alla possibilità di riconoscere prima un tumore mammario rispetto alla mammografia digitale, soprattutto per la fascia tra i 40 e 49 anni che risulta avere il miglior rapporto rischio-beneficio.
Ricordiamo però che prima dei 45 anni, secondo le nuove linee guida lo screening non è raccomandato, infatti un eccesso di mammografie iniziato in giovane età potrebbe portare ad un danno radiobiologico; oltre al fatto che la mammografia potrebbe essere un esame poco indicato per le giovani donne perchè risulta essere meno visibile ai raggi X e quindi c’è la possibilità di risultati sfasati con conseguenti danni come: esami aggiunti inutili, biopsie e danni psicologici, o al contrario potrebbero esserci anche dei falsi negativi con il risultato che il tumore non venga diagnosticato in tempo.
Quello che si consiglia per una corretta prevenzione prima dei 45 anni, è effettuare una semplice ecografia e solo se dovesse risultare positivo procedere con successivi test.
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