In Italia al contrario, la situazione è molto differente. Sicuramente negli ultimi anni è migliorata, ma di poco, molto meno rispetto all’obiettivo Europeo prefissato e cioè: 65% dei rifiuti riciclati entro il 2030.
Ciò che ci differenzia è sicuramente il rispetto verso la natura e il proprio territorio, molto sentito in Svezia. Ricordiamo che già nel 1991 la Svezia è stata una delle prime e poche nazioni a immettere una tassa molto elevata sui combustibili fossili, oggi quasi la metà del paese utilizza fonti rinnovabili.
Per la raccolta rifiuti in Svezia sono organizzati in modo tale che aziende private inceneriscono i materiali raccolti, per poi ottenere energia che viene distribuita dall’azienda pubblica.
Sicuramente questo metodo non è perfetto, se ci pensiamo un pò. Infatti in questo modo vengono distrutti anche tutti quesi materiali che potrebbero essere riutilizzati e questo comporta poi la produzione da zero degli stessi, basta pensare ad esempio alla carta e all’impatto sull’ambiente e sull’ecosistema che può avere produrla da zero.
Quindi oggi l’obiettivo è in primis “educare” i cittadini a riutilizzare gli oggetti e materiali prima di disfarsene completamente. Anche utilizzare i rifiuti importati dall’estero è un processo momentaneo, l’obiettivo del paese è essere autosufficiente.
Tutti gli Stati Europei che non riescono a gestire certi standard legati al riciclaggio, sono costretti a pagare una multa salatissima all’Europa, e quindi chi non riesce autonomamente a rimanere sotto certi standard manda i rifiuti in Svezia.
Si sta lavorando anche su altri sistemi di riciclaggio, come la raccolta pneumatica, che avviene attraverso dei tubi sotterranei ed è stata sperimentata anche in Italia, nello specifico a Roma. Oppure inserire cassonetti sotterranei per evitare cattivi odori per le strade.
Sicuramente da questo paese c’è molto da imparare, un forte rispetto verso la propria terra porta a livelli e risultati ottimi, certo ogni cosa può essere migliorata, ma quando c’è la voglia di fare, tutto si può raggiungere.
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