Il Veneto vuole usare il Favipiravir ma il farmaco giapponese non è autorizzato da UE e Stati Uniti

Si torna a parlare di coronairus e di farmaci non autorizzati o “adattati”. Si torna nuovamente a discutere su una delicata tematica mentre nella penisola italiana ad essere tirate in ballo sono le chat social e le app, spesso addittate come fonte di disinformazione e fake news. Strumenti che però ci dimostrano che, se usati con responsabilità, possono persino rivelare aspetti che sino ad ora non erano stati menzionati dai media:

parliamo in particolare del Favipiravir, (più noto come Avigan) che parla, in un video che gira in rete, un farmacista romano, che si reca spesso in Giappone per lavoro. Da quanto racconta, in Giappone viene somministrato ai primi sintomi di coronavirus e blocca il progredire della malattia nel 91% dei casi. Nelle ore successive al video, alcune testate giornalistiche italiane riportavano le dichiarazioni di Zhang Xinmin, direttore del Centro nazionale cinese per lo sviluppo della biotecnologia (sezione del ministero delle Scienze cinese). Secondo quanto dichiarato, il farmaco avrebbe potenzialità promettenti e in alcuni casi sarebbe persino capace di neutralizzare il virus in pochi giorni. Informazioni che avrebbero spunto la Regione Veneto – una delle piuì colpite dal virus Sars-CoV-2 dopo la Lombardia – a voler sperimentare il farmaco sui pazienti colpiti dalla malattia. Tuttavia, le autorità italiane non confermano tale efficacia:

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“In merito alle recenti informazioni circolate in rete e a mezzo stampa relative all’utilizzo della specialità medicinale a base di favipiravir nel trattamento di COVID-19, l’Agenzia italiana del Farmaco precisa quanto segue. Favipiravir (nome commerciale Avigan) è un antivirale autorizzato in Giappone dal Marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli USA – fanno sapere attraverso un comunicato pubblico dall’AIFA. L’Agenzia Italiana del Farmaco dichiara inoltre che:

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Ad oggi, non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da COVID-19. Sono unicamente noti dati preliminari, disponibili attualmente solo come versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti a revisione di esperti), di un piccolo studio non randomizzato, condotto in pazienti con COVID 19 non grave con non più di 7 giorni di insorgenza, in cui il medicinale favipiravir è stato confrontato all’antivirale lopinavir/ritonavir (anch’esso non autorizzato per il trattamento della malattia COVID-19), in aggiunta, in entrambi i casi, a interferone alfa-1b per via aersol. Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia. Gli stessi autori riportano come limitazioni dello studio che la relazione tra titolo virale e prognosi clinica non è stata ben chiarita e che, non trattandosi di uno studio clinico controllato, ci potrebbero essere inevitabili distorsioni di selezione nel reclutamento dei pazienti” – sempre dall’AIFA, inoltre aggiungono che:

“La Commissione Tecnico-Scientifica di AIFA, riunita in seduta permanente, rivaluta quotidianamente tutte le evidenze che si rendono disponibili al fine di poter intraprendere ogni azione (inclusa l’autorizzazione rapida alla conduzione di studi clinici) per poter assicurare tempestivamente le migliori opzioni terapeutiche per il COVID-19 sulla base di solidi dati scientifici. In particolare, nella seduta di domani, lunedì 23 marzo, la Commissione si esprimerà in modo più approfondito rispetto alle evidenze disponibili per il medicinale favipiravir. Si ribadisce che AIFA è costantemente impegnata a tutelare la salute pubblica, a maggior ragione in un momento di emergenza come quello attuale, dando informazioni puntuali e aggiornate sulle evidenze scientifiche e, nell’esortare a non dare credito a notizie false e a pericolose illazioni, si riserva il diritto di adire a vie legali ove opportuno” – concludono.

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