Si torna a parlare di virus Sars-CoV-2 (Covid-19) e di vitamina D. Ovviamente, non sottoforma di “consigli miracolosi” o di “fake-news” bensì di uno studio preliminare italiano che avrebbe individuato delle correlazioni molto interessanti che potrebbero aiutare il mondo sanitario internazionale a trovare misure preventive:
in particolare, due scienziati dell’Università degli Studi di Torino hanno determinato la notevole presenza di ipovitaminosi (carenza di vitamina) in buona parte dei pazienti affetti da nuovo Coronavirus. L’elemento presente in scarsa quantità nei malati è la Vitamina D. Lo studio – che necessiterà di ulteriori analisi – potrebbe confermare che la mancanza o la drastica riduzione di vitamina D nel nostro organismo possa rappresentare un fattore di rischio per il sopravvento del COVID-19, l’infezione scatenata dal coronavirus. Studi preliminari hanno rilevato che tra i pazienti ricoverati a Torino c’è un’elevatissima prevalenza di ipovitaminosi D. Ecco come e perché potremmo beneficiare da questa vitamina:
nello studio, i due ricercatori italiani parlano di un possibile ruolo della Vitamina D “nella riduzione del rischio di infezioni respiratorie di origine virale, incluse quelle da coronavirus”, oltre alla capacità di questo composto “di contrastare il danno polmonare da iperinfiammazione”. Non solo prevenzione dunque, ma persino un’ipotesi di cura viste le potenzialità antinfiammatorie: “Queste indicazioni derivano da numerose evidenze scientifiche – scrivono i professori – Che hanno mostrato un ruolo attivo della Vitamina D sulla modulazione del sistema immune, la frequente associazione dell’Ipovitaminosi D con numerose patologie croniche che possono ridurre l’aspettativa di vita nelle persone anziane, tanto più in caso di infezione da Covid-19, un effetto della Vitamina D nella riduzione del rischio di infezioni respiratorie di origine virale, incluse quelle da coronavirus e la capacità della vitamina D di contrastare il danno polmonare da iperinfiammazione”.Opportuno risulta ricordare che si tratta di ipotesi che dovranno necessariamente essere sottoposte ad ulteriori studi scientifici. Gli autori concludono suggerendo ai medici:
“in associazione alle ben note misure di prevenzione di ordine generale, di assicurare adeguati livelli di vitamina D nella popolazione, ma soprattutto nei soggetti già̀ contagiati, nei loro congiunti, nel personale sanitario, negli anziani fragili, negli ospiti delle residenze assistenziali, nelle persone in regime di clausura e in tutti coloro che per vari motivi non si espongono adeguatamente alla luce solare”. Anche perché “dati preliminari raccolti in questi giorni a Torino – si legge in una nota dell’Università – indicano che i pazienti ricoverati per Covid-19 presentano una elevatissima prevalenza di ipovitaminosi D”. Fonti: (Fonte 1 – Fonte 2 – Fonte 3 – Fonte 4 – Fonte 5). Ma quali sono gli alimenti che contengono naturalmente Vitamina D? Lo ricordiamo qui sotto:
la vitamina D è naturalmente presente nell’olio di fegato di merluzzo, nel pesce azzurro, nel salmone, nei funghi, nei formaggi, nelle uova e anche nella carne. Riportiamo qui sotto i link diffusi dal sito ufficiale delll’Università di Torino:
https://www.unitonews.it/storage/2515/8522/3585/Ipovitaminosi_D_e_Coronavirus_25_marzo_2020.pdf
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