Ufficiale: virus trasportato dal particolato atmosferico. Più a rischio città inquinate

Che l‘inquinamento atmosferico potesse giocare un ruolo chiave sulla diffusione dei virus era già stato ipotizzato in precedenza ma negli ultimi giorni del mese di aprile 2020 è giunta una nuova conferma da alcune università italiane che evidenziano così la connessione effettiva tra città inquinate e maggiore diffusione del Sars-CoV-2 (Covid-19):

Bergamo

Dopo la pubblicazione di un Position Paper sulla “Valutazione della potenziale relazione tra l’inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione dell’epidemia da Covid-19″, infatti, stando a quanto riferito da numerose agenzie di stampa italiane (fonte 1fonte 2 fonte 3) la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) annuncia che i ricercatori dell’Università di Bari, Bologna e Trieste, e dell’ateneo di Napoli “Federico II hanno ritrovato il virus sul particolato (PM) confermando di conseguenza la potenziale connessione tra i due fenomeni. “Le prime evidenze relative alla presenza del coronavirus sul particolato provengono da analisi eseguite su 34 campioni di PM10 in aria ambiente di siti industriali della provincia di Bergamo, raccolti con due diversi campionatori d’aria per un periodo continuativo di 3 settimane, dal 21 febbraio al 13 marzo” – spiega Leonardo Setti, coordinatore del gruppo di ricerca scientifica insieme a Gianluigi De Gennaro e a Alessandro Miani. Quest’ultimo ha inoltre aggiunto:

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Questa prima prova apre la possibilità di testare la presenza del virus sul particolato atmosferico delle nostre città nei prossimi mesi come indicatore per rilevare precocemente la ricomparsa del coronavirus e adottare adeguate misure preventive prima dell’inizio di una nuova epidemia“, anticipa il professor Alessandro Miani. I ricercatori hanno inoltre fatto sapere che: “La prova che l’RNA del SARS-CoV-2 può essere presente sul particolato in aria ambiente non attesta ancora con certezza definitiva che vi sia una terza via di contagio”, prosegue De Gennaro. “Tuttavia, occorre che si tenga conto nella cosiddetta Fase 2 della necessità di mantenere basse le emissioni di particolato per non rischiare di favorire la potenziale diffusione del virus”. 

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