Insieme alle mele, le banane sono uno dei frutti più apprezzati al mondo. Ogni anno vengono mangiati più di 100 miliardi di banane e la maggior parte di noi consuma circa 10 chili di platano o banane all’anno. Ma cosa succede a tutte le bucce di banana che buttiamo via? Di solito, se non vengono utilizzate per il compostaggio , le bucce di banana finiscono in una discarica. Sarah Harbarth, una designer con sede in Svizzera, ha visto il potenziale di trasformare le bucce di banana in una fonte sostenibile di materiale per diversi usi e l’ha battezzata KUORI.
Harbarth è riuscita a creare quattro diversi prodotti, completamente compostabili e realizzati con bucce di banana. Il primo prodotto di Harbarth è un paio di bicchieri in marmo maculato di banana. Quindi, combinando materiale PLA riciclato con bucce di banana, Harbarth ha prodotto un filamento di stampa 3D con il quale puoi stampare tutto ciò che desideri.
Il terzo prodotto che Harbarth ha creato attraverso KUORI è una suola per scarpe realizzata interamente con bucce di banana, che risolve il problema delle microplastiche che si staccano dal suolo quando camminiamo per strada. Sostituendo la microplastica che forma le suole delle nostre scarpe con bucce di banana, Harbarth ha creato una suola che non solo non altera il terreno su cui camminiamo, ma lo nutre.
Infine, di fronte alla pratica dannosa di produrre articoli in pelle, Harbarth ha progettato un’alternativa in pelle sostenibile, vegana e riciclabile, che ha mostrato sotto forma di cinturino per orologio. Per estendere il ciclo di vita delle banane e combattere le pratiche dannose e dispendiose di produrre articoli in pelle con pelli di animali, Harbarth è stata in grado di creare articoli come custodie per telefoni e cinturini per orologi interamente con bucce di banana. Di fronte a pratiche dannose come lo sbiancamento della pelle, KUORI offre un’alternativa sostenibile. “Il mio concetto rappresenta un’alternativa sostenibile, a risparmio di risorse, biologica e vegana, riciclabile alla pelle animale.”
Fonte: ecoinventos.com
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