La lana di roccia non è cancerogena ma il dibattito sul sostituto dell’amianto resta aperto

Mentre l’amianto è stato bandito da anni, un altro materiale che lo ha sostituito sta tornando a far discutere, secondo un nuovo rapporto diramato di recente nell’Unione Europea:

Poco prima del 2021, si sono intensificate le osservazioni anche nei confronti della lana di roccia. Di recente si è infatti svolta una tavola rotonda all’interno del Parlamento europeo per attirare l’attenzione dei membri della nuova commissione per l’ambiente e la salute sui rischi per la salute associati a questo prodotto artificiale di largo utilizzo. Mentre, al momento, non vi sono prove scientifiche certe che possano associare eventuali proprietà cancerogene, prosegue il dibattito sulla salute sia per i lavoratori del settore edile che per il pubblico in generale che potrebbe installare, rimuovere o smaltire il prodotto isolante. Intervenendo subito dopo l’evento al Parlamento europeo, il relatore Aurel Laurenţiu Plosceanu del Comitato economico e sociale europeo e il relatore su ‘Working with Hazardous Substances‘ hanno affermato: “È necessario fare di più per rendere più consapevoli le persone dei potenziali pericoli della lana di roccia.” Il link al video dell’intervista:

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Sempre dal comitato, è stato sottolineato che: “Esiste un rischio reale associato a questo materiale per il quale, come per l’amianto, le persone devono essere consapevoli dei possibili rischi”. Plosceanu ha chiesto una serie di misure, tra cui una campagna di sensibilizzazione, una migliore etichettatura, maggiori investimenti nella ricerca e attrezzature più sicure per le persone del settore edile che lavorano con il materiale. Ha detto: “Il problema particolare con questo materiale è che qualsiasi problema di salute può effettivamente non apparire subito, ma molto tempodopo la sua esposizione ad esso. Questa esposizione può causare qualcosa come il cancro ai polmoni, che, come per l’amianto, è un possibile rischio associato per la salute. Un rischio che può manifestarsi quando è oramai troppo tard1″. Ma si tratta di constatazioni o di eccessivo allarmismo? Cosa dice la ricerca scientifica su questo materiale:

Attualmente, le regolamentazioni internazionali su questo materiale si basano anche su quanto appurato dall’agenzia International Agency for Research on Cancer (IARC) che nell’ormai lontano 2002 aveva rivisto la cancerogenicità delle fibre minerali create dall’uomo. All’epoca, il vecchio gruppo di lavoro aveva concluso che solamente i materiali più biopersistenti rimangono classificati come “possibilmente cancerogeni per l’uomo” (Gruppo 2B, questo include le fibre ceramiche refrattarie e alcune lane di vetro per scopi speciali non usate come materiale isolante). Le fibre di lana minerale, inclusa la lana di roccia, furono invece considerate come “non classificabili come cancerogeni per l’uomo” (Gruppo 3) in quanto soddisfano i criteri di biosolubilità (venendo, cioè, espulse dall’organismo umano se assorbite per vie orali o tramite i pori della pelle). La lana di roccia è riciclabile all’infinito e il suo rifiuto viene considerato non pericoloso (alla stregua degli altri materiali inerti da costruzione). Se da un lato l’aspetto sostenibile rende conveniente questo materiale, su interneti continuano a fioccare articoli critici. Tuttavia, occorre ricordare che anche il Ministero per la Salute italiano ha pubblicato una nota dal titolo “Le Fibre Artificiali Vetrose (FAV) – Linee guida per l’applicazione della normativa inerente ai rischi di esposizioni e le misure di prevenzione per la tutela della salute” per chiarire i possibili rischi derivanti dall’utilizzo di lana di roccia, lana di vetro e materiali simili. La nota in questione si rifà al Regolamento Europeo (CE) n.1272/2008, che utilizza due metodi per verificare eventuali proprietà cancerogene di una fibra vetrosa mediante due distinte tecniche: la biosolubilità e il diametro geometrico medio ponderale. Ebbene, le verifiche sulla lana di roccia sono risultate sempre negative. Nessuna proprietà cancerogena riscontrata, quindi, anche se il dibattito pubblico prosegue.

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