Una scoperta paleontologica effettuata nel 2022 aggiunge un importante tassello per la ricostruzione della vita marina nel periodo in cui, milioni di anni fa, il Veneto era parzialmente bagnato dalle acque e caratterizzato persino dalla presenza di barriere coralline e pesci cui discendenti sono oggi tipici degli ambienti tropicali:
Un nuovo fossile di pesce preistorico è stato infatti ritrovato nei Giacimenti fossiliferi di Bolca, in provincia di Verona. Battezzato con il nome scientifico di Mene rhombea (Menidae), il pesce è un antenato degli odierni pesce luna e risale al periodo geologico del Ypresiano (in passato detto Cuisiano), primo dei quattro piani in cui e suddiviso l’Eocene (tra i 55 ed i 48 milioni di anni fa, circa una decina di milioni di anni dopo l’estinzione dei dinosauri, quando, sulla terraferma, i mammiferi cominciarono a conquistare più ambienti, compresa la lenta evoluzione all’inverso di alcuni di essi verso il mare, antenati degli odierni cetacei). “Le strisce longitudinali a base di melanosomi di M . rhombea differiscono dalle file dorsali di macchie nere nel suo parente esistente M . maculata, suggerendo che l’ecologia del pesce luna è cambiata durante il Cenozoico. I moonfish esistenti sono pesci di branco costieri che si nutrono di invertebrati bentonici, ma le strisce longitudinali e il contenuto dello stomaco con i pesci rimangono in M . rhombea suggeriscono ecologie marine aperte non strutturate e una dieta piscivora. La distribuzione localizzata delle specie di pesci luna esistenti nell’Oceano Indopacifico può riflettere, almeno in parte, la riorganizzazione tettonica dei modelli oceanografici globali durante il Cenozoico. È probabile che i cambiamenti nell’habitat e nei geni del modello di colore abbiano promosso l’evoluzione del modello di colore nel lignaggio menide” – si legge nello studio scientifico pubblicato sulla piattaforma onlinelibrary.wiley.com che osserva come:
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lo studio “mostra come il confronto fenotipico di pesci fossili e un parente stretto esistente, posto in un contesto genetico, possa facilitare l’esplorazione dei meccanismi di segnalazione molecolare che controllano l’evoluzione del modello all’interno del lignaggio. Questo a sua volta informa sull’evoluzione delle strategie ecologiche nelle comunità ittiche marine su scale temporali geologiche. L’applicazione di questo approccio ad altri vertebrati fossili con patterning conservato fornirà ulteriori nuove informazioni sugli aspetti genomici dell’evoluzione della melanizzazione e del comportamento dei fossili”. Nella sua conclusione, lo studio scientifico italiano riporta che:
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“L’esemplare fossile di pesce luna MCSNV 18–19/2020 mostra una colorazione a base di melanina (strisce e contro-ombreggiatura) e prove a base di melanina degli organi interni e del contenuto dello stomaco. I melanosomi sono identificati utilizzando i dati sulla loro geometria, chimica e distribuzione anatomica. I melanosomi conservati in diverse regioni del corpo differiscono nella geometria, facilitando la discriminazione della pelle, del peritoneo, della testa, dei reni e del cuore e/o del fegato. Il motivo cromatico conservato e i resti di pesce nello stomaco suggeriscono che M . rhombea era piscivoro e abitava la costa per aprire ambienti marini, a differenza del suo parente esistente M . maculata, che si nutre di piccoli invertebrati epibentonici e vive esclusivamente in ambienti costieri. Differenze nella configurazione tegumentaria nel pesce luna fossile e nel suo parente esistente M . maculata probabilmente riflette un cambiamento ecologico nell’habitat e forse cambiamenti nei geni che controllano la formazione del modello di colore negli ultimi 48 milioni di anni” – concludono i ricercatori.