«Era insolito. Non solo era molto lungo, della durata di circa tre secondi, ma c’erano picchi periodici straordinariamente precisi, emissioni ogni qualche frazione di secondo – boom, boom, boom – come un battito cardiaco» – osserva il ricercatore italiano Daniele Michilli:
Laureato alla Sapienza di Roma, Michilli è oggi ricercatore postdoc al Kavli Institute for Astrophysics and Space Research del Mit, il Massachusetts Institute of Technology, ed è alla guida del team che ha studiato Frb 20191221A (ove il prefisso Frb sta per fast radio burst, ovvero lampo radio veloce) un segnale captato dal Chime (Canadian Hydrogen Intensity Mapping Experiment, un radiotelescopio situato nella Columbia Britannica, in Canada). E anche in questo caso i risultati sono stati pubblicati su Nature così come quello “ripetente” segnalato nel 2018 che gli consentì di ottenere persino una copertina di Nature. Il segnale registrato risulta milioni di volte più luminoso di quello prodotto da una comune pulsar di quelle presenti nella Via Lattea, catturando l’immaginazione di esperti ed appassionati:
Un segnale extraterrestre? Meglio non azzardare: una possibile spiegazione scientifica rimanderebbe ad una pulsar o ad una magnetar dalle capacità superiori alla media. Una pulsar, nome che stava originariamente per sorgente radio pulsante, è una stella di neutroni. Nelle prime fasi della sua formazione, in cui ruota molto velocemente, la sua radiazione elettromagnetica in coni ristretti è osservata come impulsi emessi ad intervalli estremamente regolari. Una magnetar, invece, è una stella di neutroni che possiede un enorme campo magnetico, miliardi di volte quello terrestre, il cui decadimento genera intense ed abbondanti emissioni elettromagnetiche, in particolare raggi X, raggi gamma e anche radiofrequenze.
Fonte: https://www.media.inaf.it/2022/07/14/frb-20191221a/
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