E’ grazie a due paleontologi italiani se oggi sappiamo come era veramente lo spinosaurus

Spinosaurus reconstruction based on Ibrahim, N.; Sereno, P. C.; Dal Sasso, C.; Maganuco, S.; Fabbri, M.; Martill, D. M.; Zouhri, S.; Myhrvold, N.; Iurino, D. A. (2014). “Semiaquatic adaptations in a giant predatory dinosaur”. Science 345 (6204): 1613–1616.

I primi resti fossili descritti di Spinosaurus furono ritrovati nel e descritti nel XX secolo. Fra il 1910 e il 1914 il nobile paleontologo bavarese Ernest Freiherr Stromer van Reichenbach aveva compiuto con la sua équipe varie e prolungate spedizioni nel Sahara egiziano, ai margini orientali dell’antico sistema fluviale di cui il Kem Kem costituisce il confine occidentale. Stromer scoprì e descrisse circa 45 diversi taxa tra dinosauri, coccodrilli, tartarughe e pesci. Tra le sue scoperte spiccavano due scheletri parziali di un dinosauro mai identificato prima, che nel 1915 Stromer chiamò Spinosaurus aegyptiacus. I resti provenivano entrambi dalla Formazione Bahariya e il secondo esemplare, denominato da Stromer come “Spinosaurus B“, comprendeva alcune vertebre cervicali e parte degli arti posteriori. Tuttavia, già allora Stromer li considerava abbastanza diversi dall’olotipo di Spinosaurus per considerarli parte dell’animale e tuttora si è propensi ad associare tali resti ad un altro animale. Secondo le moderne ricerche tali resti apparterrebbero o ad un Carcharodontosaurus[2] o ad un Sigilmassasaurus.[2] Grazie alle sue scoperte, esposte con grande risalto nelle sale della Collezione statale bavarese di paleontologia e geologia, a Monaco, Stromer divenne famoso. Durante la Seconda guerra mondiale, Stromer tentò disperatamente di far trasferire altrove la sua raccolta per salvarla dai bombardamenti alleati; ma il direttore del museo, un nazista fervente che lo odiava perché criticava apertamente il regime, rifiutò. Così, nell’aprile 1944, un raid aereo distrusse il museo e quasi tutti i fossili che conteneva. Dello Spinosaurus di Stromer rimase soltanto qualche appunto preso sul campo, qualche disegno e qualche foto seppiata. Si dovrà attendere fino al 1996, prima di sentir parlare di nuovo di nuovi resti di Spinosaurus:

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In quell’anno infatti il paleontologo Dale Russell indicò una nuova specie di Spinosaurus, ossia S. maroccanus, sulla base di alcune vertebre del collo. L’olotipo (NMC 50791) di questa presunta nuova specie comprendeva una vertebra cervicale di 19,5 centimetri. Fu proprio questa vertebra a far supporre a Russel una nuova specie in quanto, questa vertebra era più lunga di quelle riscontrate in Spinosaurus aegyptiacus. Tuttavia, questa ipotesi venne contestata da molti paleontologi, in quanto la lunghezza delle vertebre possono variare da individuo ad individuo, e siccome l’olotipo di S. aegyptiacus è andato distrutto non è possibile fare un confronto adeguato tra le due specie. Pertanto, anche se alcuni tendono a considerarla una specie valida, la maggior parte degli esperti concorda che la specie S. maroccanus non sia altro che un nomen dubium o come un sinonimo junior di S. aegyptiacus o di Sigilmassasaurus.[2] Solo nel 2005, si ebbe una svolta significativa, quando i paleontologi italiani Cristiano Dal Sasso e Simone Maganuco descrissero l’esemplare MSNM V4047, composto dal muso dell’animale comprendente la premascella, la mascella parziale e l’osso lacrimale parziale e, da solo, lungo ben 98,8 centimetri (38,9 pollici), ritrovato nel Kem Kem Beds. Si trattava dell’esemplare più completo dall’olotipo distrutto di Stromer, oltre ad essere l’esemplare più grande ritrovato finora. Nel 2023, l’Ansa ha pubblicato un diario dedicato agli aggiornamenti della nuova spedizione in Marocco con Dal Sasso. Il laboratorio di paleontologia dell’Università di Casablanca è composto da due sole stanze, ma custodisce una collezione preziosa: qui sono depositate ufficialmente le ossa finora trovate del “neotipo” di Spinosaurus. L’olotipo, cioè il primo, fu distrutto dalle bombe nella seconda guerra mondiale:

fonte foto embed: Ansa

Infine, nel 2014, il paleontologo Nizar Ibrahim riportò alla luce dal Kem Kem marocchino, nuovi resti sempre frammentari ma eccezionalmente preservati. L’esemplare, catalogato come FSAC-KK 11888 e soprannominato “Spinosaurus C“, comprende lo scheletro parziale di un animale subadulto, di circa 17 anni, e oggi designato come il nuovo neotipo, anche se alcuni paleontologi come Evers lo rifiutano, di Spinosaurus. L’esemplare comprende alcune grandi vertebre cervicali, vertebre dorsali, spine neurali, un osso sacro completo, i femori, le tibie, le falangi pedali, alcune vertebre caudali, diverse costole dorsali e alcuni frammenti del cranio. Tuttavia la ricostruzione dell’animale secondo tali resti ha lasciato perplessi molti studiosi, secondo tale modello infatti l’animale aveva zampe posteriori sproporzionatamente brevi e la sua locomozione consisteva nel moto quadrupede. Tuttavia, è stato dimostrato da più paleontologi che il campione in questione non è una chimera, ed è effettivamente un esemplare di Spinosaurus, pertanto oggi si pensa che l’animale avesse arti posteriori più brevi di quanto si pensasse. Sono stati scoperti sei resti importanti di Spinosaurus, tutti quanti parziali e ritrovati nel Nordafrica, tra il Kem Kem marocchino e la Formazione Baharya egiziana. Questi gli esemplari catalogati:

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  • BSP 1912 VIII 19, descritto da Stromer nel 1915 dalla Formazione Bahariya, era l’olotipo di Spinosaurus. Il materiale frammentario comprendeva i seguenti elementi: il dentario destro e sinistro inferiore della mandibola lunga circa 75 centimetri; un pezzo di mascellare sinistro che è stato descritto, ma non disegnato; 20 denti; 2 vertebre cervicali; 7 vertebre dorsali; 3 vertebre sacrali; 1 vertebra caudale; 4 costole toraciche e una gastralia. Delle nove spine neurali la cui altezze è descritta, la più lunga, denominata “i” e associata ad una vertebra dorsale, era lunga ben 1,65 metri. Secondo Stromer il campione in questione proveniva dal primo Cenomaniano, circa il 97 milioni di anni fa. Questo esemplare andò distrutto nella Seconda guerra mondiale, in particolare “durante la notte tra il 24 e il 25 aprile 1944 in un bombardamento inglese su Monaco, che danneggiò gravemente l’edificio che ospita il Paläontologisches Museum München. Tuttavia , disegni dettagliati e le descrizioni del campione rimasero illesi. Il figlio di Stromer ha donato gli archivi del padre al Paläontologische Staatssammlung München nel 1995, e Smith. ha analizzato due fotografie dell’olotipo di Spinosaurus. Sulla base di una fotografia della mandibola Smith ha concluso che i disegni originali di Stromer, del 1915, erano leggermente imprecisi. Nel 2003, Oliver Rauhut suggerì che l’olotipo di Spinosaurus, rappresentasse una chimera, composta dalle vertebre e le spine neurali da un carcarodontosauride simile ad Acrocanthosaurus e il dentario di un Baryonyx o di un Suchomimus. Tuttavia questa ipotesi è stata respinta.
  • NMC 50791, oggi conservato al Canadian Museum of Nature, si tratta di una vertebra medio-cervicale, lunga circa 19,5 centimetri ritrovata nel Kem Kem Beds, del Marocco. Si tratta dell’olotipo della specie Spinosaurus maroccanus e fu descritto da Russell nel 1996. Insieme alla vertebre Russell descrisse anche due metà di vertebre cervicali (NMC 41768 e NMC 50790), un frammento di dentario anteriore (NMC 50832), un frammento di medio-dentario (NMC 50833) ed una vertebra anteriore dorsale dell’arco neurale (NMC 50813). Secondo Russell tali reperti proverrebbero dall’Albiano, ma tale ipotesi è di dubbia identità.
  • MNHN SAM 124, di proprietà del Muséum National d’Histoire Naturelle, consiste nella punta di un muso (parte di mascella e premascellare, vomere e frammenti dentari), ritrovati in Algeria e descritti da Taquet e Russell nel 1998[17]. I due studiosi ritengono che questo reperto, assieme ad altri (SAM 125, SAM 126127 e SAM 128), appartengano alla specie maroccanus.
  • BM231, di proprietà dell’Office National des Mines, a Tunisi, consiste in un frammento dentario rinvenuto nella formazione Chenini, in Tunisia, e descritto da Buffetaut and Ouaja nel 2002.
    • UCPC-2, facente parte della collezione paleontologica della University of Chicago, consiste di due ossi nasali con una piccola cresta infraoculare, rinvenuti nei giacimenti di Kem Kem nel 1996 ma descritti solo nel 2005 da Cristiano Dal Sasso, del Museo Civico di Storia Naturale di Milano;
    • MSNM V4047, di proprietà del Museo Civico di Storia Naturale di Milano), ritrovato anch’esso nel Kem Kem e descritto da Dal Sasso nel 2005, consiste nella parte anteriore del cranio (premascellare, parte della mascella e delle ossa nasali) per una lunghezza di 98,8 cm; In suo studio Arden et al. (2018) hanno tentativamente assegnato questo esemplare a Sigilmassasaurus brevicollis. Tuttavia, in assenza di materiali fossili articolati, è difficile essere certi a quale genere appartenga questo esemplare.[16]
    • FSAC-KK 11888, soprannominato anche “Spinosaurus C“, è uno scheletro parziale di un individuo subadulto recuperato nei Kem Kem Beds, Nord Africa. Descritto da Ibrahim et al. (2014) è stato designato come il neotipo di Spinosaurus (sebbene Evers et al., 2015, rifiutino la designazione di neotipo per FSAC-KK-11888). L’esemplare comprende alcune vertebre cervicali, vertebre dorsali, spine neuronali, un osso sacro completo, femore, tibia, falangi del piede, vertebre caudali, numerose costole dorsali e frammenti del cranio.[5] Le proporzioni corporee di questo esemplare sono state oggetto di discussione tra i paleontologi, poiché gli arti posteriori sono sproporzionatamente più corti nell’esemplare rispetto alle ricostruzioni precedenti. Tuttavia, è stato dimostrato da più paleontologi che il campione non è una chimera, ed è in effetti un esemplare di Spinosaurus che suggerisce che l’animale avesse arti posteriori molto più corti di quanto si pensasse;[5]
    • MSNM V6894, esemplare scoperto nel 1999 in Marocco e rimasto per anni tra le collezioni del Museo di Storia Naturale di Milano fino alla sua descrizione nel 2018. L’esemplare è composto da una singola falange unguale di circa 21 millimetri. Questa falange rappresenta il più piccolo esemplare di Spinosaurus conosciuto. L’animale in vita doveva essere lungo 1,78 metri;[18]

E’ bene ricordare che il vero spinosauro era un animale ben diverso dalla creatura vista nel film “Jurassic Park III“: grazie alle ricerche dei paleontologi, oggi sappiamo che era cercamente semiacquatico, principalmente ittiofago e forse persino munito di una sacca sottostante la mandibola. Impossibile anche lo scontro con il Tyrannosaurus rex, vissuto circa 40 milioni di anni dopo. E’ invece molto più probabile che i grossi dinosauri carnivori evitassero di scontrarsi contro altri concorrenti diretti, preferendo attaccare le prede per le quali avevano sviluppato caratteristiche adatte alla loro caccia. A tal proposito, riportiamo qui sotto il link ad un interessante video-approfondimento:

Fonti:

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https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/terra_poli/2023/11/12/il-diario-della-spedizionegiorno-1-alla-ricerca-dello-spinosauro-_73b82fe2-dc4c-41a8-9d75-961d3eb848ee.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Spinosaurus

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