L’ellenismo e la ricerca della felicità individuale
L’epoca ellenistica, con la sua mescolanza di culture e la dissoluzione della polis classica, portò a un profondo cambiamento nella filosofia. L’io individuale divenne il centro della riflessione, e la ricerca della felicità il fine ultimo dell’esistenza. In questo contesto, la figura di Epicuro di Samo assume un ruolo di primaria importanza. Nella Lettera a Meneceo, Epicuro scrive:
“Πρῶτον μὲν τὸν θεὸν ζῷον ἄφθαρτον καὶ μακάριον νομίζων, ὡς ἡ κοινὴ τοῦ θεοῦ νόησις ὑπεγράφη, μηθὲν μήτε τῆς ἀφθαρσίας ἀλλότριον μήτε τῆς μακαριότητος ἀνοίκειον αὐτῷ πρόσαπτε· πᾶν δὲ τὸ φυλάττειν αὐτοῦ δυνάμενον τὴν μετὰ ἀφθαρσίας μακαριότητα περὶ αὐτὸν δόξαζε. θεοὶ μὲν γὰρ εἰσίν· ἐναργὴς γὰρ αὐτῶν ἐστιν ἡ γνῶσις· οἵους δ’ αὐτοὺς οἱ πολλοὶ νομίζουσιν, οὐκ εἰσίν· οὐ γὰρ φυλάττουσιν αὐτοὺς οἵους νοοῦσιν. ἀσεβὴς δὲ οὐχ ὁ τοὺς τῶν πολλῶν θεοὺς ἀναιρῶν, ἀλλ’ ὁ τὰς τῶν πολλῶν δόξας θεοῖς προσάπτων. οὐ γὰρ προλήψεις εἰσὶν ἀλλ’ ὑπολήψεις ψευδεῖς αἱ τῶν πολλῶν ὑπὲρ θεῶν ἀποφάσεις. ἔνθεν αἱ μέγισται βλάβαι ἐκ θεῶν ἐπάγονται καὶ ὠφέλειαι. ταῖς γὰρ ἰδίαις οἰκειούμενοι διὰ παντὸς ἀρεταῖς τοὺς ὁμοίους ἀποδέχονται, πᾶν τὸ μὴ τοιοῦτον ὡς ἀλλότριον νομίζοντες.”
Lettera di Epicuro a Meneceo, la traduzione in Italiano:
“Innanzitutto considerando la divinità un essere immortale e beato, come la comune concezione della divinità è stata sottoscritta, non attribuirle nulla né di estraneo all’immortalità né di improprio per la beatitudine; invece riguardo ad essa concepisci tutto ciò che può salvaguardare la sua beatitudine (coesistente) con l’immortalità. Gli dei effettivamente esistono: chiara infatti è la loro concezione; ma non sono quali li ritengono i più; infatti non li immaginano coerentemente quali li concepiscono. Ed empio (è) non colui che contesta le divinità dei più, ma colui che attribuisce alle divinità le opinioni dei più. Infatti non sono prenozioni ma false supposizioni le affermazioni dei più sulle divinità. Da ciò i più grandi danni e vantaggi vengono fatti derivare dagli dei. Abituàti infatti continuamente alle proprie capacità ammettono i propri simili, considerando come estraneo tutto ciò che non è tale”.
Epicuro e il materialismo democriteo:
Influenzato dal materialismo di Democrito, Epicuro elaborò una filosofia che negava l’esistenza di un dio creatore e provvidente. Il mondo, secondo Epicuro, è composto da atomi che si muovono nel vuoto secondo leggi meccaniche. Gli dei stessi sono composti di atomi, ma la loro natura è beata e imperturbabile, e non si curano delle vicende umane.
L’etica epicurea: il piacere e l’atarassia
L’obiettivo della filosofia epicurea è la conquista della felicità, identificata con l’atarassia, ossia l’assenza di dolore e turbamento. Per raggiungere questo stato, è necessario seguire una via di mezzo che eviti gli eccessi e ricerchi i piaceri “naturali e necessari”. Questi piaceri sono quelli che procurano benessere al corpo e allo spirito, come la tranquillità, l’amicizia e la frugalità.
Il giardino di Epicuro:
La scuola di Epicuro, fondata in un giardino ad Atene, era aperta a tutti, indipendentemente dalla classe sociale o dal sesso. In questo ambiente, gli epicurei si dedicavano allo studio, alla filosofia e alla conversazione, coltivando un ideale di vita semplice e autosufficiente.
La teologia epicurea: gli dei come modello di felicità
Pur negando l’intervento divino nelle vicende umane, Epicuro non era ateo. Egli considerava gli dei come esseri beati e imperturbabili, e li proponeva come modello di vita per raggiungere l’atarassia. Gli dei non sono da temere, ma da ammirare e imitare nella loro perfezione e beatitudine.
Conclusione:
Il pensiero di Epicuro ha avuto un’influenza enorme sulla storia della filosofia, offrendo una alternativa al teismo tradizionale e una via di mezzo per raggiungere la felicità. La sua filosofia, incentrata sull’etica e sulla ricerca del piacere naturale, continua ad essere attuale e stimolante ancora oggi.
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