Lo European Southern Observatory ha firmato l’accordo con un consorzio internazionale guidato dall’Inaf per la progettazione e la costruzione di Andes, uno strumento di altissima tecnologia che sarà installato su Elt. Andes verrà utilizzato per cercare segni di vita negli esopianeti e studiare le prime stelle che si sono accese nell’universo, oltre che per testare le variazioni delle costanti fondamentali della fisica e misurare l’accelerazione dell’espansione dell’universo. GloboChannel.com ha effettuato una ricerca di approfondimento appurando che:
I telescopi estremamente grandi sono considerati in tutto il mondo una delle massime priorità nell’astronomia da terra. Porteranno a un maggiore avanzamento della conoscenza astrofisica, consentiranno un’esplorazione più profonda del nostro Universo e forniranno visioni degli oggetti cosmici più nitide che mai. Dal 2005 l’ESO sta lavorando con la sua comunità e l’industria per sviluppare un telescopio ottico/infrarosso estremamente grande. L’Extremely Large Telescope dell’ESO, o ELT in breve, è un rivoluzionario telescopio terrestre che avrà uno specchio principale di 39 metri e sarà il più grande telescopio per luce visibile e infrarossa al mondo: il più grande occhio del mondo rivolto al cielo. Oltre a queste dimensioni senza precedenti, l’ELT sarà dotato di una serie di strumenti all’avanguardia, progettati per coprire un’ampia gamma di possibilità scientifiche. Il salto in avanti con l’ELT può portare a un cambiamento di paradigma nella nostra percezione dell’Universo, proprio come fece il telescopio di Galileo 400 anni fa. Gli ultimi dieci anni hanno portato rivelazioni astronomiche che hanno entusiasmato persone di ogni ceto sociale, dalla scoperta di pianeti attorno a Proxima Centauri, la stella più vicina al Sole, alla prima immagine di un buco nero. Nella prossima epoca dell’astronomia, con l’ELT, affronteremo alcune delle più grandi sfide scientifiche del nostro tempo. L’ELT rintraccerà pianeti simili alla Terra attorno ad altre stelle e potrebbe diventare il primo telescopio a trovare prove di vita al di fuori del nostro Sistema Solare. Esplorerà anche i confini più remoti del cosmo, rivelando le proprietà delle primissime galassie e la natura dell’Universo oscuro. Oltre a ciò, gli astronomi stanno anche pianificando l’inaspettato:
Domande nuove e imprevedibili che sicuramente sorgeranno, date le nuove capacità dell’ELT. Il programma ELT è stato approvato nel 2012 e il via libera per la costruzione del Cerro Armazones, nel deserto cileno di Atacama, è stato dato alla fine del 2014. Dalla costruzione dell’immensa struttura della cupola del telescopio alla fusione degli specchi, il lavoro su questa meraviglia dell’ingegneria moderna è stato reso possibile grazie allo spirito di collaborazione. L’ESO ha lavorato a fianco di una comunità mondiale e di dozzine delle aziende più all’avanguardia d’Europa per portare l’ELT alla “prima luce tecnica” entro la fine di questo decennio. Un’introduzione più ampia al progetto ELT è disponibile in questo articolo. Andes aprirà uno spazio di scoperta completamente nuovo con un’ampia gamma di casi scientifici senza precedenti, che coprirà la maggior parte delle aree dell’astrofisica e irromperà persino nel dominio della fisica fondamentale. Alcuni degli obiettivi scientifici più importanti includono:
La caratterizzazione delle atmosfere di pianeti simili alla Terra in altri sistemi solari, con l’obiettivo finale di rilevare tracce di vita; l’individuazione della prima generazione di stelle, attraverso la loro impronta chimica nell’Universo primordiale; la rilevazione della variazione di alcune costanti fondamentali della Fisica, come il rapporto di massa elettrone-protone, oppure fornendo i vincoli più stringenti su tali quantità. L’attenzione sarà focalizzata sul rilevamento e sulla quantificazione delle atmosfere degli esopianeti. Più specificamente, le capacità senza precedenti di ANDES consentiranno agli astronomi di ricavare la composizione chimica, la stratificazione e il clima nelle atmosfere degli esopianeti su un’ampia gamma di pianeti, da quelli simili a Nettuno a quelli simili alla Terra, compresi quelli nelle zone abitabili. L’altissimo rapporto segnale-rumore richiesto per rilevare le firme atmosferiche ha paradossalmente spinto quest’area nel regime di “fame di fotoni” che attualmente esiste, rendendo l’area di raccolta degli PFU essenziale per il raggiungimento di un obiettivo ambizioso. L’obiettivo finale è il rilevamento della vita. L’Extremely Large Telescope dell’ESO, lo ricordiamo, è attualmente in costruzione e dovrebbe essere terminato attorno al 2027. A tal proposito, riportiamo qui sotto il link ad un video-approfondimento diffuso sul web dal canale YouTube di Media Inaf:
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