Marte: come gli umani potrebbero aver causato la morte dell’unica forma di vita mai trovata sul pianeta rosso

Da decenni, gli scienziati – dopo aver abbandonato l’idea che su Marte possa esserci vita indigena complessa e/o senziente – hanno focalizzato la loro attenzione sull’analisi del suolo, alla ricerca di potenziali tracce che possano confermare l’esistenza di vita organica che potrebbe sopravvivere nel presente o che forse potrebbe essere vissuta nel passato. Tuttavia, lo stesso concetto di “vita” potrebbe rivelarsi più difficile da interpretare di quanto inizialmente previsto, poiché le condizioni in cui la vita su è sviluppata sulla Terra potrebbero causare invece la morte su altri pianeti come Marte e viceversa:

Come gli umani potrebbero aver causato la morte dell’unica forma di vita mai trovata su Marte. Gli esempi sulla Terra:

Sul nostro pianeta, l’esempio geologico più noto agli scienziati è probabilmente la cosiddetta “Catastrofe dell’ossigeno“, estinzione di massa avvenuta circa due miliardi e mezzo di anni fa, quando i primi organismi capaci di sviluppare una fotosintesi procurarono sulla Terra la moria di molti altri organismi anaerobici. Un altro potenziale esempio è l’igroscopia, ovvero è la proprietà di alcune sostanze di assorbire umidità dall’ambiente circostante. Materiali igroscopici, a contatto con l’acqua, possono cambiare le loro proprietà fisiche e chimiche. Nell’analisi organica condotta dal Viking GCMS su Marte (della missione della Nasa degli anni ’70), l’igroscopia ha potuto influire negativamente in diversi modi:

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I dubbi sul sistema di analisi della missione Viking:

Innanzitutto, potrebbe aver causato la contaminazione dei campioni, sia a causa dell’acqua presente nello strumento stesso, sia a causa dell’umidità marziana. L’acqua può reagire con composti organici, alterandone la struttura e rendendo difficile la loro identificazione. In secondo luogo, l’igroscopia può interferire con la strumentazione, danneggiando sensori e colonne cromatografiche e alterando i segnali. Inoltre, potrebbe aver generato falsi positivi, ovvero aver fatto interpretare erroneamente composti terrestri come composti organici marziani. L’identificazione della vita su Marte è l’obiettivo principale delle missioni spaziali e l’igroscopia rappresenta una sfida significativa per questo tipo di analisi. Per superare questo problema, sono necessarie nuove tecnologie e procedure più rigorose. Lo sviluppo di strumenti con materiali meno igroscopici e di tecniche analitiche più resistenti all’interferenza dell’acqua è fondamentale per ottenere risultati affidabili. Questo potenziale rischio è stato segnalato dagli scienziati già pochi anni dopo la missione Viking. Nel 1981, ad esempio, attraverso uno studio scientifico si osservava che:

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“I dati Viking Labeled Release (LR) ottenuti su Marte soddisfano i criteri stabiliti per una risposta biologica. L’importanza del problema, specialmente se visto in relazione all’ambiente ostile di Marte, richiede un’attenta considerazione delle possibili reazioni non biologiche che potrebbero aver prodotto risultati falsi positivi.312-annoè stato concluso lo sforzo di laboratorio per indagare possibili agenti o meccanismi chimici, fisici e fisico-chimici. Tra le possibilità non biologiche, il perossido di idrogeno, presumibilmente su Marte, è emerso come il candidato principale. Quando è stato posizionato su terreni analoghi di Marte preparati per corrispondere all’analisi inorganica Viking del materiale della superficie di Marte, il perossido di idrogeno non ha duplicato i dati LR su Marte. Quando sono stati utilizzati altri materiali come substrato, il perossido di idrogeno potrebbe essere fatto per evocare il tipo di risposte ottenute dall’esperimento LR su Marte. Tuttavia, i criteri essenziali riguardanti la formazione, l’accumulo e la conservazione del perossido di idrogeno per qualificarlo come agente attivo su Marte non sono stati soddisfatti e nuovi dati mostrano che è essenzialmente assente dall’atmosfera di Marte. La presenza di un agente biologico su Marte deve ancora essere presa in considerazione. Questa interpretazione dei risultati LR è rafforzata da un recente rapporto secondo cui lo strumento di analisi organica Viking (GCMS) non è riuscito a rilevare sostanze organiche in un terreno antartico in cui lo strumento LR aveva dimostrato la presenza di microrganismi”.

Fonti:

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