Con la locuzione latina damnatio ad bestias, o soltanto ad bestias, che tradotta letteralmente significa “(condanna) alle bestie”, si indica un particolare tipo di condanna a morte riservata nell’antica Roma ai criminali peggiori di basso rango (non ai più pericolosi) o agli schiavi macchiatisi di qualche reato contro i propri padroni, i quali venivano appunto condannati a essere divorati vivi dalle belve nelle arene: si trattava di un metodo di esecuzione in tempi antichi particolarmente popolare nell’Impero Romano. L’applicazione esatta potrebbe variare:
La terribile morte dei prigionieri divorati dalle belve nelle arene romane:
Da un lato, era comune legare i condannati ai pali e poi lasciar andare i predatori affamati, ma poteva anche accadere che l’esecuzione fosse effettuata in una sorta di lotta tra gladiatori. Una lotta potrebbe essere effettuata soprattutto se l’esecuzione faceva parte di giochi per intrattenere le masse. A differenza dei combattimenti tra gladiatori addestrati, le condizioni erano tutt’altro che giuste. Il condannato non indossava armature e forse aveva al massimo una povera lancia o un tridente per tenere le bestie a distanza per un breve periodo. Dovrebbe essere chiaro che questa non era una soluzione permanente….
La particolare crudeltà della pena risiede nella lentezza dell’inizio della morte. Questo era raramente immediato, ma talvolta causava dolore atroce. Più veloce, ma non meno crudele, era una particolare forma di “damnatio ad bestias” che i Romani importavano dall’Oriente nella tarda Repubblica; calpestando dagli elefanti. Si dice che Pompeo abbia prescritto per primo questa punizione per i criminali condannati durante il suo unico consolato. La pratica, come gli animali, proveniva dall’India. Chi è stato condannato? Beh, era una punizione che solitamente non era riservata ai cittadini romani, simile alla crocifissione. Tuttavia, potrebbero esserci eccezioni per reati particolarmente gravi. L’immagine culturale che i cristiani venivano spesso condannati a questa morte è corretta. Tuttavia, il numero assoluto è probabilmente molto sopravvalutato.
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