Astronomia: i dischi che formano i pianeti vivevano più a lungo nell’universo primordiale

Questa è un’immagine del James Webb Space Telescope di NGC 346, un enorme ammasso stellare nella Piccola Nube di Magellano, una galassia nana che è una delle vicine più prossime della Via Lattea. Con la sua relativa mancanza di elementi più pesanti dell’idrogeno e dell’elio, l’ammasso NGC 346 funge da proxy vicino per studiare ambienti stellari con condizioni simili nell’universo primordiale e distante. Dieci piccoli cerchi gialli sovrapposti all’immagine indicano le posizioni delle dieci stelle esaminate in questo studio. NASA, ESA, CSA, STScI, Olivia C. Jones (UK ATC), Guido De Marchi (ESTEC), Margaret Meixner (USRA)

Il telescopio spaziale James Webb della NASA ha appena svelato un mistero che ha affascinato gli astronomi per oltre vent’anni. Grazie alle sue potenti lenti, Webb ha confermato una scoperta controversa fatta dal telescopio Hubble: la formazione di pianeti giganti può avvenire molto più presto di quanto si pensasse. Nel 2003, Hubble aveva individuato un pianeta gigante orbitante attorno a una stella antichissima, quasi quanto l’universo stesso. Questo era un enigma perché stelle così vecchie hanno poche delle sostanze pesanti necessarie per costruire i pianeti. Come poteva formarsi un gigante gassoso in un ambiente così povero? Per rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno puntato Webb verso una galassia vicina, simile all’universo primordiale, dove gli elementi pesanti scarseggiano. Hanno scoperto che molte stelle in questa galassia possiedono dischi di polvere e gas, i cosiddetti “dischi protoplanetari”, dove nascono i pianeti. E la sorpresa è stata che questi dischi duravano molto più a lungo di quanto si pensasse, dando ai pianeti tutto il tempo per formarsi e crescere.

Un universo diverso:

Nell’universo primordiale, le stelle nascevano principalmente da idrogeno ed elio, con pochissimi elementi più pesanti. Per verificare questa ipotesi, gli astronomi hanno studiato in dettaglio una regione della Piccola Nube di Magellano, una galassia vicina che assomiglia all’universo primordiale. Qui hanno trovato molte stelle relativamente vecchie, circa 20-30 milioni di anni, che avevano ancora dischi protoplanetari. Questo contraddiceva le teorie esistenti, secondo cui questi dischi si sarebbero dispersi in pochi milioni di anni.

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Una nuova visione di stelle e pianeti:

Questa scoperta sconvolge le nostre idee sulla formazione dei pianeti. Si pensava che, in assenza di elementi pesanti, la stella spazzasse via rapidamente il disco protoplanetario, lasciando poco tempo per la formazione dei pianeti. I ricercatori propongono due possibili spiegazioni:

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  • Dischi più longevi: Senza molti elementi pesanti, la radiazione stellare potrebbe essere meno efficace nel disperdere il disco.
  • Dischi più massicci: Le stelle che si formano in ambienti poveri di elementi pesanti potrebbero nascere da nubi di gas più grandi, dando origine a dischi più massicci e longevi.

Questa scoperta rivoluzionaria apre nuove prospettive sulla formazione dei pianeti e sulla diversità dei sistemi planetari nell’universo.

Fonti:

#astronomia #scienza #spazio #universo

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