In un angolo nascosto della storia della vita sulla Terra, una straordinaria scoperta scientifica ha catturato l’attenzione degli scienziati e degli appassionati di paleontologia. Si tratta di Mosura fentoni, un fossile antico di oltre 500 milioni di anni (vissuto quindi circa 280 milioni di anni prima dei primi dinosauri), rinvenuto tra le rocce delle Montagne Rocciose canadesi. Questa creatura marina estinta sfida le convenzioni dell’evoluzione animale, presentando caratteristiche anatomiche sorprendenti che la rendono unica nel suo genere e sul web c’è chi ha tentato di semplificare la descrizione della specie, definendola una “farfalla che volava in acqua“. Ma quanto ha valore quest’ultima affermazione? Cerchiamo di fare chiarezza:
Una “farfalla che volava nell’acqua”? Non proprio:
Mosura fentoni è vissuta durante la cosiddetta “esplosione cambriana“, un periodo di rapida diversificazione della vita multicellulare, circa 506 milioni di anni fa. I suoi resti sono stati identificati in eccezionali depositi fossiliferi noti come Burgess Shale, celebri per la straordinaria conservazione di organismi a corpo molle. Il nome scientifico dell’animale rende omaggio a Mothra, la gigantesca falena del cinema giapponese, richiamando l’aspetto che, seppur in un contesto marino e alieno, ricorda vagamente le lepidottere. Tuttavia, non essendo un insetto, definire l’animale estinto una “farfalla” è un tentativo di semplificazione alquanto azzardato. La morfologia di Mosura fentoni è tanto inusuale quanto rivelatrice. Questo animale possedeva tre occhi, disposti nella parte anteriore del capo, probabilmente utilizzati per elaborare stimoli visivi in ambienti a bassa luminosità. Il corpo, allungato e segmentato, presenta similitudini con gli artropodi moderni, ma con una segmentazione dorsale più variabile rispetto ai radiodonti noti. Una delle caratteristiche più sorprendenti di Mosura fentoni sono le branchie posizionate lungo la parte posteriore, in particolare verso la coda. Questa anomalia nel panorama degli artropodi noti ha portato i paleontologi a ipotizzare che queste branchie potessero costituire un adattamento a condizioni marine a basso contenuto di ossigeno o essere associate a un’elevata richiesta metabolica, forse legata a un’attività predatoria intensa o a una fase riproduttiva esigente.
Un Tesoro di Informazioni
L’eccezionalità di questa scoperta non risiede solo nell’aspetto della creatura, ma anche nello stato di conservazione dei fossili. Tra il 1990 e il 2022, i ricercatori hanno raccolto 60 esemplari, ora custoditi principalmente presso il Royal Ontario Museum. Grazie a tecniche di imaging avanzate e microscopia elettronica, è stato possibile osservare tracce del sistema nervoso, del tratto digerente e perfino del sistema circolatorio dell’animale. In particolare, i fasci nervosi collegati agli occhi offrono un raro sguardo su come si siano evoluti i sistemi sensoriali degli artropodi. Jean-Bernard Caron, coautore dello studio, sottolinea l’importanza di queste osservazioni:
«Gran parte della diversità nella forma degli artropodi è il risultato della variazione nel numero e nella differenziazione dei segmenti (tagmosi). Le prove fossili finora raccolte hanno suggerito che gli artropodi a più antica divergenza, i radiodonti, mostrassero una variabilità relativamente limitata nella tagmosi. Presentiamo un nuovo radiodonte, Mosura fentoni n. gen. e n. sp., proveniente dall’Argillite di Burgess del Cambriano (Wuliuan) che si discosta da questo schema. Mosura presenta fino a 26 segmenti del tronco, il numero più alto riportato per qualsiasi radiodonte, pur essendo tra i più piccoli conosciuti. Il capo è corto, con un piccolo sclerite preoculare arrotondato, tre occhi prominenti e appendici con enditi ricurvi sormontati da spine pari, il che suggerisce nel complesso un’ecologia predatoria nectonica e macrofaga. Il tronco è diviso in un collo, un mesotronco con ampi lembi natatori e un posterotronco multisegmentato con bande di lamelle branchiali fittamente distanziate e lembi ridotti. La conservazione dettagliata delle ampie lacune circolatorie, strettamente associate alle branchie, chiarisce la natura di strutture simili in altri fossili di artropodi cambriani, tra cui Opabinia . La morfologia del posterotronco suggerisce una specializzazione per la respirazione, unica tra i radiodonti, ma ampiamente convergente con l’opistosoma dello xifosurano, il pleone dell’isopode e l’addome dell’esapode. Ciò rafforza l’ipotesi che molteplici linee di artropodi abbiano subito una diversificazione parallela nella tagmosi, parallelamente alla loro iniziale radiazione cambriana» – si legge nella pubblicazione scientifica.
«La tagmosi del tronco in Mosura rappresenta una deviazione considerevole da quella osservata in altri radiodonti, indicando una variabilità finora non apprezzata in questo clade. Sebbene la disparità di tagmosi e l’entità della differenziazione dei segmenti tra i tagmi nei radiodonti impallidiscano ancora in confronto a quella osservata in molti cladi di euartropodi, è notevolmente maggiore di quella degli onicofori e dei tardigradi attuali e paragonabile a quella dei lobopodi paleozoici. In effetti, Mosura condivide un tagma respiratorio posteriore con alcuni dei lignaggi di euartropodi più riusciti e longevi. Ciò si aggiunge a un numero crescente di casi di tratti convergenti osservati in radiodonti ed euartropodi [ 22 , 36 , 55 , 64 , 93 ], dimostrando la capacità di adattarsi a sfide ambientali simili in modi simili. Il riconoscimento che le caratteristiche chiave associate all’evolutività degli artropodi fossero già evidenti nei radiodonti del Cambriano serve a sottolineare ulteriormente l’importanza delle dinamiche evolutive del Cambriano nel plasmare la struttura a lungo termine della disparità tra gli artropodi. Ciò contrasterebbe l’idea che l’estinzione dei radiodonti sia stata causata da una minore evolutività della tagmosi rispetto agli euartropodi contemporanei. Piuttosto, sembra adattarsi meglio a un modello più ampio di elevata variabilità iniziale, dando origine a molteplici aumenti paralleli della tagmosi dei panartropodi, seguiti da estinzione non selettiva e canalizzazione nei cladi sopravvissuti» – si legge in un ulteriore pubblicazione diffusa online. Mosura fentoni non è solo un fossile affascinante, ma rappresenta anche un tassello fondamentale nella comprensione dell’evoluzione precoce degli artropodi, il gruppo animale oggi più numeroso sul pianeta. La sua scoperta rimette in discussione alcuni assunti fondamentali sull’evoluzione e ci invita a riflettere sulla complessità e la diversità della vita che ha popolato il nostro pianeta milioni di anni fa. Con ogni nuovo fossile, la storia della vita sulla Terra diventa sempre più ricca e intricata, rivelando segreti che ci aiutano a comprendere meglio il nostro passato e, in ultima analisi, il nostro presente. Sul web c’è anche chi ha voluto “riportare in vita” questo strano animaletto del passato attraverso una realistica animazione digitale 3D. Il link al filmato:
Per saperne di più:
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40370603/
- https://royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rsos.242122
- https://scientificult.it/en/tag/caron-jean-bernard/
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