Disastro ambientale in Brasile: i fanghi tossici delle miniere della multinazionale Bhp Billiton hanno ucciso il fiume e ora minacciano l’Atlantico – VIDEO

disastro-miniere-brasilenIl più grave disastro ambientale del Sud America porta adesso uno tsunami di polemiche dopo quello di fango, che invaso il Rio Doce e la costa dello stato Espirito Santo. I fanghi tossici delle miniere di Mariana hanno invaso centinaia di ettari di terreno e trasformato terra e corsi d’acqua in una massa arancione e uniforme. Il fiume è morto mettendo alla fame del centinaia di pescatori che in quel fiume pescavano e di quella pesca vivevano con le loro famiglie. «Ma il Rio Doce entro cinque mesi tornerà a rivivere, ci sarà la stagione delle piogge e il fango verrà diluito, come nell’Oceano». La dichiarazione è di Paul Rosman, esperto di ingegneria costiera e autore di uno studio commissionato dal Ministero dell’Ambiente per valutare l’impatto e la portata del l’arrivo del fango al mare. Dichiarazioni che hanno suscitato non poche polemiche. Un video con immagini aeree che dimostrano la gravità dell’episodio:

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Anche se le previsioni di diversi esperti parlano di una catastrofe che includerebbe danni alla riserva marina di Abrolhos, a Sud di Bahia, e una diffusione dei fanghi fino a 10 mila metri quadrati, Rosman sostiene che gli effetti in mare saranno «trascurabili», che il materiale si sviluppa per un massimo di 9 chilometri e in pochi giorni la macchia fangosa dovrebbe dissipare. Ma la quantità di fango che si è riversata sul terreno, nel fiume e poi in mare è pari a 25.000 piscine olimpioniche: 62 milioni di metri cubi di materiale, forse il più grande disastro ambientale al mondo provocato da una miniera.

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Non la pensano come Rosman gli esperti di Greenpeace-Brasile e tutti quelli che sul fiume e con il fiume ci vivono. Negli ultimi giorni, attivisti, residenti, pescatori e popoli indigeni hanno ripetuto il fiume Doce «è morto». Per l’ingegnere però questa è solo una «visione emotiva delle cose e non quella di uno scienziato».

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Il problema ora sono anche le implicazioni politiche, proprio il 25 novembre è passato al Senato Brasiliano il Progetto di sviluppo nazionale che accelera il rilascio dei permessi ambientali per grandi progetti infrastrutturali, come le miniere, e quel fango rosso e velenoso proviene proprio da una miniera. La proprietaria è la Samarco appartenente alla multinazionale Bhp Billiton e alla Vale. Proprio quella Vale che è la più grande compagnia mineraria del Brasile e che è ovviamente interessata ad avere altri permessi «ambientali». Ma la Vale è anche finanziatrice di campagne elettorali e pubblicitarie.

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Ne parla ampiamente un giornale brasiliano che pare molto bene informato sulla situazione: Il Resto del Calinho Utopia che riporta anche la voce di altri scienziati come Marcos Freitas, coordinatore dell’Istituto internazionale sui cambiamenti climatici, per il quale il disastro di Mariana è due volte e mezza – per gravità – quello avvenuto l’anno scorso nella miniera canadese di Mount Polley, nella Columbia britannica. Allora i metri cubi di fango furono 4,5 milioni, erano sabbie fini e fanghi finiti poi nei laghi Polley e Quesnel e nel torrente Hazeltine.  (Fonte: La Stampa)

La marea di fanghi tossici si è ormai, com’era previsto, riversata nell’Atlantico e sarà un’altra strage. Greenpeace ha chiesto un’investigazione approfondita sulla compagnia responsabile del disastro, la Samarco. Il governo federale e quello del Minas Gerais stanno tentando di farla passare, con il loro deplorevole teatrino, come una catastrofe naturale che addirittura avrebbe danneggiato l’azienda. È tutto da vedere ciò che accadrà adesso nell’oceano, dove la marea di fanghi tossici è totalmentefuori controllo. Il problema di fondo, sostiene Wagner Barcelar, è che l’azienda la sta passando liscia poiché i deputati del Minas Gerais (e non solo) hanno avuto le loro campagne elettorali pagate proprio dalla Samarco. Sono in una botte di ferro, come tutti i corruttori del mondo. In condizioni diverse, continua Barcelar, sarebbero stati subito arrestati, anche in questo paese dove la legge prevede l’arresto anche solo per un uccello tropicale catturato. Qui si tratta di una strage senza precedenti per il Minas Gerais e tra le prime cinque catastrofi ambientali di tutti i tempi nel mondo (tra le quali, tanto per dare un’idea, si trova quella di Chernobyl). Il magazine on-line PlayGround chiama il disastro la Fukushyma brasiliana.

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Dieci morti e centinaia di senza tetto, un territorio vastissimo devastato per decenni, ma soprattutto la morte totale del Rio Doce e il rischio di malattie neurologiche e cancro, anche sulla lunga distanza, per chi abita nella zona contaminata, specie per chi dovesse bere l’acqua intossicata.

Un disastro immane. Silenzio stampa. Proprio a voler trovare qualcosa di positivo in questa tragedia l’evidenza di come gli interessi economici e di potere siano in grado di passare sopra a qualsiasi altra cosa a livello persino mondiale. I media stessi non sono nient’altro, di solito, che organi del potere.

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Francamente mi chiedo fino a che punto tutto potrà essere tenuto nascosto nel mainstream mediatico, visto che l’Oceano Atlantico è un bene di tutti, già a rischio per ragioni climatiche e di altra natura.

Chissà se qualcuno alla conferenza avrà il coraggio e l’onestà di chiedere a Dilma cosa intende fare con l’azienda responsabile e, in generale, con il territorio già ampiamente compromesso (anche per numerose altre ragioni) del “suo” paese. (Fonte: Il Fatto Quotidiano)

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