Si trovano ormai a Roma, le spoglie di Padre Pio, e resteranno nella Capitale fino al 13 febbraio 2016, per essere poi trasferite nella città dove il santo è nato, Pietralcina. Si dice che la salma sia stata accolta come un vero e proprio “VIP”, con tanto di pellegrini ammassati tra di loro, impegnati a scattare foto e perché no, anche selfie, il tutto in una cornice che di religioso forse ha ben poco e che, tra vendita di souvenir e prenotazioni, sa più di trovata commerciale piuttosto che di iniziativa spirituale. Del resto, cosa ne avrebbe pensato l’umile frate Padre Pio dinnanzi a tale evento?
Una traslazione voluta dallo stesso Papa Francesco (anche se ci chiediamo se Bergoglio, operante sino a poco tempo fa in sud america, conoscesse Padre Pio prima dell’iniziativa) in occasione del Giubileo speciale del 2016, per la fama di straordinario confessore avuta da Padre Pio mentre era in vita. Non a caso il frate, morto nel 1968, è stato scelto come simbolo dell’anno santo, dedicato al perdono.
Ma quella trasportata in Vaticano è davvero la salma di Pio da Pietralcina? La risposta è, per molti versi, no. Della salma reale del santo vi è rimasto, a dire il vero, molto poco, e innanzitutto il volto, ancora così vicino a quello che Padre Pio aveva da vivo, non è il suo. Esso è piuttosto una maschera di silicone, realizzata dalla GEMS Studio, un’azienda londinese specializzata in statue di cera. Praticamente si tratta, perciò, di una finta testa di silicone scolpita per l’occasione.
Insomma, questo non toglierà probabilmente importanza all’afflato di molti fedeli e pellegrini giunti a Roma per onorare la salma del santo, ma certo, diciamo, può spegnere gli entusiasmi più facili. Resta il punto interrogativo su un’organizzazione religiosa che parla di sorietà e spiritualità, ma che spesso si limita ad eventi per promuovere reliquie materiali, tra oro, argento e silicone. La fede, quella vera, è dentro di noi, non solo in una piazza.
