Lo spettro dell’antimateria ha fatto la sua apparizione al Cern di Ginevra. Risultato inseguito da almeno vent’anni, la misura della transizione da uno stato neutro a uno stato eccitato di un atomo di antidrogeno è stata compiuta per la prima volta dai ricercatori dell’esperimento Alpha. Un successo anzitutto tecnologico. Per prima cosa si sono dovuti procurare l’antimateria, abilità nella quale non hanno rivali: facendo interagire qualche milione di positroni – ovvero, gli antielettroni – con qualche decina di migliaia di antiprotoni, hanno ottenuto circa 25mila atomi di antidrogeno, dunque vera e propria antimateria. Questo il primo passo. Molto più complessa la fase successiva: intrappolare questi atomi per almeno 300 secondi, il tempo necessario a bombardarli con un fascio di luce laser per eccitarli. Ci sono riusciti per 14 di questi atomi: un numero incredibilmente piccolo, ma sufficiente a consentire ai ricercatori di osservare ciò che nessuno nella storia aveva mai visto prima: il salto dei positroni dal primo al secondo orbitale, quello che in gergo si definisce transizione 1S-2S. Ebbene, la luce monocromatica che ha permesso questo passaggio da stato neutro a stato eccitato ha lo stesso identico colore di quella che avrebbe eccitato un atomo di idrogeno, dunque di materia normale. Mostrando così, con una precisione di poche parti su dieci miliardi, che la riga spettrale dell’antidrogeno ha la stessa frequenza di quella dell’idrogeno: un risultato che conferma la simmetria fondamentale del Modello standard, la cosiddetta simmetria CPT. Un risultato che il portavoce di ALPHA, Jeffrey Hangst, non ha esitato a definire il più grande passo di tutta la sua carriera e nella storia di questo tipo d’esperimenti.
Servizio di Marco Malaspina
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