Chi è il magnate cinese che sta comprando l’Artico

Huang NuboNella Polar Rush il nome di Huang Nubo è il più altisonante. Il magnate cinese infatti è diventato un simbolo della corsa all’acquisto di terreni nella zona artica, ricca di risorse che si stanno rendendo via via più accessibili, grazie allo scioglimento progressivo dei ghiacci.  Una partita in cui tutte le potenze del mondo si stanno confrontando e in cui la Cina, che territorialmente non può vantare alcun diritto, è in prima linea grazie proprio a Nubo.

CHI È HUANG NUBO. Più che un magnate, sembra uno dei personaggi creati da Ian Fleming, il padre di 007: 58 anni, poeta, scalatore, ex responsabile della propaganda del partito comunista cinese e miliardario. Il profilo perfetto per rapprensetare la cina nella corsa per un posto al sole artico. Ma, se chiedete a Nubo perché sta comprando appezzamenti di ghiaccio, lui vi risponderà candidamente che il suo obiettivo è costruire resort e campi da golf. Ma sotto il ghiaccio c’è di più.

L’OBIETTIVO CINESE. “L’Artico è di tutti,” ha affermato l’ammiraglio Yin Zhu, stratega dell’occupazione cinese delle nuove vie d’acqua polari. “e noi abbiamo un quinto della popolazione mondiale, quindi rivendichiamo i nostri diritti a ogni costo”. La conquista di questa regione terrestre apporterebbe notevoli vantaggi commerciali. Infatti, percorrendo queste rotte, itragitti che i mercantili e portacontainer fanno per arrivare dall’Asia all’Occidente sarebbero dimezzati.

SHOPPING NORVEGESE. Nubo è giunto alle isole Svalbard, l’arcipelago norvegese situato tra il Polo Nord e il continente. Il governo di Oslo potrebbe soffiargli l’affare solo con una controfferta superiore al miliardo di euro. Il territorio è grande due volte e mezzo Manahattan, anche se completamente disabitato e strapieno di carbone, nascosto nel sottosuolo.

L’ISLANDA. I ghiacci piacciono molto a Nubo che l’anno scorso aveva preso di mira l’Islanda e, per la precisione, 300 chilometri di regione a nord est, inospitale, inabitabile, il posto meno adatto a un campo di golf. Si è presentato nei panni di direttore dell’associazione dei poeti cinesi e ha offerto un milione di euro per organizzare un festival di poesia cino-islandese. Ma i legami di Nubo con il governo di Pechino hanno fatto drizzare le antenne islandesi, che hanno fatto valere la legge che regola l’acquisto di proprietà da parte di stranieri. Se Nubo fosse riuscito ad accaparrarsi la regione islandese, era già pronto un progetto per realizzare resort, golf club, boreale completo di aeroporto e porto in uno dei fiordi più protetti dell’isola, anche perché privo di ghiacci grazie all’azione della corrente del Golfo. 

Come confida Orri Vigfússon, il magnate islandese amico di Al Gore e famoso per le sue campagne per proteggere il salmone nei fiumi artici, “L’Islanda, ma anche le Svalbard, diventeranno una specie di autogrill, uno stop obbligato, lungo l’autostrada marittima che collegherà l’Asia con l’Occidente”. 

LA NORVEGIA. Qui Nubo ha già fatto acquisti, aggiudicandosi cento ettari di costa a Lyngen. In più ha anche firmato un accordo preliminare per aggiudicarsi un ampio tratto di costa a nord di Tromsø. La cifra spesa si aggira intorno ai cento milioni di euro. Secondo Willy Østreng, presidente dell’Accademia scientifica norvegese per le ricerche polari la Cina “è determinata ad avere accesso alle risorse e gestire il traffico marittimo delle nuove rotte sempre più praticabili grazie allo scioglimento dei ghiacci”. Ad oggi infatti è sparito il 50% del ghiaccio dell’oceano artico.

LE RICERCHE CINESI. Il governo cinese si è attrezzato anche di un centro studi artico che è presto diventato il più importante al mondo. Ha sede a Shangai ed è da qui che partiranno 200 esperti a bordo dello Xue Long (Dragone di Neve), il rompighiaccio più grande al mondo. Del resto la Cina ha ottenuto lo scorso anno lo status di Paese osservatore al Consiglio Artico. Tra gli altri membri ci sono anche Italia, Usa, Russia, Canada Norvegia. Oggi questo Consiglio sta giocando una partita importante: “Le nazioni artiche cercano d’imporre una moratoria e impedire l’ingresso nello stretto di Bering alle flotte internazionali”, dice Orri “soprattutto Cina, Giappone e Corea del Sud, per poter studiare la situazione”.

LA NUOVA AUSTRALIA. Secondo l’United States Energy Information Amministration la regione artica contiene il 13 per cento delle risorse petrolifere e il 30 per cento di quelle di gas naturale ancora non sfruttate nel mondo: un bottino niente male che fa gola, molta gola, tra gli altri ai russi. Secondo l’ex primo ministro islandese Johanna Sigurdardottir la Groenlandia sarà “la prossima Australia”. Diamanti, rubini, oro, uranio, ferro, ma soprattutto acqua: è questo l’obiettivo principale della Cina, il cui Pil dipende per il 50% dal commercio marittimo. Con l’apertura dei passaggi marini artici, il tragitto si accorcerebbe di oltre 4.000 miglia, quasi la metà rispetto al tragitto percorso con la navigazione de canale di Suez. Secondo il governo cinese, passando per le acque artiche, si risparmierebbero 120 milioni di euro all’anno. E se i ghiacci continuano a sciogliersi a questo ritmo, la navigazione potrebbe diventare talmente lineare da passare attraverso il Polo Nord. E allora i resort che Nubo ha in mente non sarebbero poi così utopistici.

Fonte: https://it.finance.yahoo.com/

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