È successo a Raqqa, capitale siriana del sedicente Stato Islamico, dove una donna accusata di adulterio è stata condannata alla lapidazione, come prevede la sharia. Massacrata dalle pietre, la donna giaceva inerte al suolo. Tutti erano convinti che fosse morta. Lei però, nella sorpresa generale, si è alzata e ha cercato di darsi alla fuga.
I suoi giustizieri, a questo punto, sono stati costretti a risparmiarle la vita: essere riusciti a scampare all’esecuzione, infatti, viene considerato come un miracolo divino, contro cui sarebbe un’empietà imperdonabile ribellarsi. Per alcuni ulema, in questi casi il perdono è d’obbligo.
La donna è stata così lasciata andare, con l’unica condizione del pentimento. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, di base a Londra, da luglio lo Stato Islamico ha giustiziato per adulterio o per omosessualità almeno 15 persone, tra cui nove donne.