Ci ha messo quasi quattro mesi per completare il suo viaggio di un milione e mezzo di chilometri nello spazio, ma ora la sonda Deep Space Climate Obeservatory (DSCOVR) dell’agenzia statunitense NOAA ha raggiunto la sua destinazione, ovvero il punto di Lagrange L1.
Da lì, una volta completate le procedure di controllo e calibrazione degli strumenti di bordo, DSCOVR inizierà la sua attività di monitoraggio del vento solare, il flusso incessante di particelle e plasma che emette la nostra stella e che investe anche la Terra.
La sonda sarà in grado di segnalare l’arrivo verso il nostro pianeta di fenomeni legati all’attività solare particolarmente intensi e che possono avere un impatto significativo sull’ambiente terrestre.
I dati raccolti dalla missione, abbinati a un nuovo modello di previsione che sarà rilasciato il prossimo anno, permetteranno così agli scienziati di valutare l’intensità delle tempeste geomagnetiche sul nostro pianeta con un anticipo di qualche decina di minuti prima del loro sviluppo e con un livello di dettaglio che raggiungerà scale regionali. Questi fenomeni si innescano quando il plasma magnetizzato emesso dal Sole si scontra con il campo magnetico terrestre. Gli eventi più intensi possono, arrivare a determinare interruzioni nei sistemi di telecomunicazione e di posizionamento satellitare, fino a innescare black out sulle linee elettriche di alta tensione nelle zone prossime ai poli e problemi ai satelliti e agli astronauti in orbita.
Ma la sonda non terrà d’occhio solo la nostra stella. Due strumenti NASA che porta a bordo sono stati progettati per monitorare l’abbondanza dell’ozono e degli aerosol nell’atmosfera terrestre e le variazioni nel bilancio della radiazione del nostro pianeta, dato dalla differenza tra quella “entrante”, quasi interamente proveniente dal Sole, e quella “uscente”. Una informazione utile per capire con maggior precisione l’andamento del clima su scala globale.
Servizio di Marco Galliani – Media INAF