La ricerca in questo campo rappresenta una delle applicazioni più promettenti nella biorobotica. Negli ultimi anni ha fatto passi da gigante e ora gli arti possono davvero ridare la speranza di una vita normale a chi ha perso un braccio o una gamba. In particolare, il Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory è riuscito in un’impresa unica nel suo genere quanto incredibile: equipaggiare un doppio amputato con due braccia bioniche controllate direttamente dalla sua mente.
«Operazioni complesse eseguite dopo appena 10 giorni di formazione» sottolineano i ricercatori colpiti dalla velocità con cui l’uomo ha imparato a eseguire i movimenti e anche dal numero di azioni che è stato in grado di svolgere controllando entrambe le braccia allo stesso tempo.
«Questa è la prima volta che si riesce a controllare due mani contemporaneamente», dicono soddisfatti i ricercatori. Secondo Michael McLoughlin, ricercatore principale del Programma, «Siamo solo all’inizio. È come nei primi giorni di Internet: c’è un enorme potenziale davanti a noi, abbiamo appena iniziato su questa strada. Penso che i prossimi cinque-dieci anni segneranno progressi fenomenali».
Il prossimo passo sarà quello di mandare a casa Baugh con un paio di protesi robot, per vedere come funzionano nella vita di tutti i giorni. Un momento atteso con impazienza dall’uomo, che non vede l’ora di cimentarsi in azioni normali, come prendere una lattina da un distributore. Cose che le persone fanno tutti i giorni senza neanche pensarci, ma che per chi non ha avuto gli arti superiori per 40 anni può davvero sembrare una conquista incredibile.
Guardando Baugh è davvero impossibile non pensare alle centinaia di pellicole che negli ultimi 30 anni hanno arricchito l’universo della fantascienza, ma per fortuna in questo caso non si tratta di effetti speciali ben realizzati, bensì dell’ennesima dimostrazione di come il progresso tecnologico possa apportare benefici concreti nell’ambito della cura delle patologie e nel migliorare la qualità della vita delle persone che, per colpa di un incidente, hanno purtroppo perso l’utilizzo di alcune parti del proprio corpo.
Fonte: Il Tempo