Sono tanti, in Italia, gli amanti del pesto, e per loro potrebbe profilarsi all’orizzonte una piccola ma sostanziosa mazzata economica. Già, perché l’IVA sull’amato barattolo di condimento passerà dal 4 al 10 per cento, a causa di un obbligo all’aumento delle aliquote IVA da parte dell’Unione Europea su rosmarino, salvia e basilico fresco. Ingrediente principale, quest’ultimo, per realizzare il pesto.
Di fatto si può quindi parlare di una vera e propria “tassa” sul pesto, indirettamente partita da Bruxelles per via di una procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea e destinata ad avere delle ripercussioni importanti sul prezzo finale dei nostri amati vasetti. In sostanza le leggi italiane, che tassano al 4% questi generi alimentari, non risultano compatibili con le norme dell’ordinamento comunitario.
La modifica è stata inserita dal Parlamento Europeo nel testo delle “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea”. È all’articolo 10 che si legge che “l’innalzamento della tassa vale non solo per il basilico, ma anche per rosmarino e salvia freschi destinati all’alimentazione”.
Ma i problemi non finiscono qui, e riguardano anche altri alimenti oltre a salvia, rosmarino e pesto. Come immediata reazione scoppia, infatti, dall’iniziativa da una parlamentare PD, Venere Padua, senatrice alla Commissione Agricoltura, il caso-origano: “Se il basilico è agevolato nell’imposizione fiscale, perché un suo parente stretto come l’origano viene costretto a pagare il 22% sul valore?”. (FONTE)