E’ morto a Roma l’attore Paolo Villaggio. Aveva 84 anni. Era nato a Genova il 30 dicembre del 1932. Era ricoverato al Gemelli di Roma già da qualche giorno.
Famosissimo per i suoi personaggi unici come il ragionier Fantozzi, Fracchia il professor Kranz ha recitato parti in film con registi come Federico Fellini, Marco Ferreri, Lina Wertmüller, Ermanno Olmi e Mario Monicelli. Leone d’oro alla carriera nel 1992, in occasione della 49ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Villaggio ha portato Fantozzi sullo schermo in dieci pellicole: la prima è del 1975, per la regia di Luciano Salce, inclusa nel 2008 nella lista dei 100 film italiani da salvare.
Nell’agosto del 2000 gli era stato assegnato al Festival del cinema di Locarno il Pardo d’onore alla carriera.
“I film di Fantozzi non mi sono mai piaciuti, troppo demenziali, non mi facevano ridere”, ogni tanto qualcuno me lo ha detto. Eppure Villaggio non ha mai realizzato film comici, ma film drammatici!” – commenta il reporter Nick Ferrara.
“Fantozzi era l’italiano medio alle prese con le caricature della vita mediocre di un comune impiegato, costretto a subire biciclettate sui monti e film interminabili per accontentate il megadirettore del suo lavoro. Perché altrimenti si rischia di perdere quella poca sicurezza rimasta: un posto di lavoro”.
“Per nulla soddisfatto della sua famiglia, della sua mansione e dell’esito delle sue iniziative, tentava spesso di rivoltarsi contro il potere, finendo poi per assecondarlo diventando un parafulmine o uno dei pesci dell’acquario del Duca Conte. E’ un film drammatico che raccontava l’Italia e l’ingiustizia di un sistema non più tanto sociale che già in quegli anni cominciava a manifestarsi con l’egoismo di tutti, dal direttore dei direttori all’ultimo impiegato dell’ufficio sinistri”.
“Dalla “guerra dei cacciatori” nel bosco, alla ricerca di animali che non ci sono più, al bagno al mare su una spiaggia ricoperta di rifiuti, Fantozzi rappresentava una distopia vista anche in Brazil di Terry Gilliam, un film di fantascienza. E a pagare, oggi come allora, è sempre l’umile lavoratore terrorizzato dalla libertà che non conosce e dall’incubo di essere “crocifisso in sala mensa”. Forse la metafora di Fantozzi non è mai stata assimilata dalla maggioranza degli italiani e ha raccontato proprio questo: il paese ostaggio del clientelismo, del capitalismo, del favoritismo e della superficialità”.
Linkiamo qui sotto un’intervista realizzata da FanPage quest’anno: