Combustibile dalle feci umane: prodotto a costo zero, produce lavoro e risparmia 88 alberi per ogni tonnellata. La rivoluzionaria attività in Kenya

Il team di Sanivation

L’adozione di fonti energetiche rinnovabili nelle città è tra i principali temi per invertire la crisi climatica. Tra le tante soluzioni già disponibili, usare i rifiuti prodotti dagli umani per generare elettricità è ancora strano, ma è esattamente quello che fa l’azienda Sanivation in Kenya quando utilizza i rifiuti per produrre un combustibile ecologico, sicuro ed economico:

Foto embed – FINCA International

L’azienda raccoglie due volte a settimana contenitori di fango fecale da circa 650 bagni appositamente progettati in tutto il paese africano. L’importo viene portato negli impianti di trattamento, dove viene unito ad altri residui di biomassa, come la segatura, e trasformato in bricchette, cioè palline dense e compatte pronte per l’uso. Le unità risultanti da questo processo vengono utilizzate per diversi scopi, in sostituzione del carbone e della legna da ardere. Più di 1.500 tonnellate di bricchetti sono già state vendute a fabbriche, scuole, ristoranti e abitazioni e, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, non emettono odori. “All’inizio le persone lo mettono in dubbio, ma il nostro prodotto non sembra feci, non ha odore di feci, non sapresti cosa sia – a meno che non lo dicessimo”, afferma Emily Woods, direttore delle operazioni e co- fondatore di Sanivation. La mattonella contribuisce anche alla riduzione della deforestazione. “Per ogni tonnellata di carbone nelle nostre bricchette che vendiamo, risparmiamo circa 88 alberi qui in Kenya”. Aiuta anche a ridurre le emissioni di gas serra generate dalla produzione e dall’uso di carbone e legna da ardere, poiché si stima che fino al 7% delle emissioni globali siano causate da tali materiali:

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Foto embed: Impact alpha

Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), più di 2,4 miliardi di persone dipendono dalla combustione di legna da ardere per cucinare. Oltre agli impatti ambientali, c’è grande preoccupazione per i danni alla salute di chi utilizza tali risorse per la cucina domestica. Altri vantaggi immediati eccezionali sono la creazione di posti di lavoro e il miglioramento dei servizi igienici di base. Nel 2014, le Nazioni Unite hanno stimato che solo il 30% della popolazione del Kenya aveva accesso a servizi igienici adeguati. Una realtà che si estende a tanti altri paesi, incluso il Brasile, c’è un urgente bisogno di trovare soluzioni intelligenti per far avanzare la raccolta e il trattamento dei rifiuti domestici. Riportiamo qui sotto alcuni link a video diffusi su YouTube che documentano questa rivoluzionaria attività di riciclo in Kenya:

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