Quando ha completato il suo corso al Dubai Institute of Design and Innovation, Mazyar Etehadi ha deciso di utilizzare ciò che ha imparato per trovare soluzioni che potrebbero aiutare a risolvere uno dei più grandi problemi di oggi: la desertificazione. E la sua idea si è trasformata nell’A’seedbot, un piccolo robot in grado di piantare semi in modo autonomo nel deserto. “La desertificazione è un problema enorme in tutto il mondo, causato da pratiche agricole non sostenibili, attività estrattive, cambiamenti climatici e uso eccessivo del suolo in generale. Ma, come lo stesso cambiamento climatico, la desertificazione è una questione ecologica complessa e difficile da capire“, ha spiegato il designer in un post su Instagram. Non c’è da stupirsi, la soluzione sviluppata da Mazyar è stata chiamata ‘seed robot‘, tradotto da seedbot, perché mira a seminare il suolo sabbioso e inabitabile del deserto fino a trasformarlo in un paesaggio verde.
Il deserto espone le persone a condizioni pericolose e molto stressanti, con temperature estreme. Sarebbe difficile per chiunque eseguire il lavoro di semina manuale di queste aree. Ma con i pannelli solari che garantiscono l’energia necessaria per il lavoro, il minuscolo robot immagazzina elettricità durante il giorno e vaga per il terreno di notte. Identificando le aree fertili, pianta i semi in base ai dati ricevuti dai suoi sensori e dal sistema di navigazione. La missione principale di A’seedbot è aiutare a coltivare la terra sterile.
“IL ROBOT È DOTATO DI PANNELLI SOLARI PER RICARICARSI DURANTE IL GIORNO E NAVIGARE NEL TERRENO DI NOTTE, PER IDENTIFICARE AREE FERTILI, SEGNALARLE E PIANTARE SEMI IN BASE AI DATI OTTENUTI DAI SUOI SENSORI E DAL SUO SISTEMA DI NAVIGAZIONE”. Mazyar Etehadi
Come funziona? Mazyar spiega che nell’A’seedbot, la forma unica è strettamente legata alle funzioni che ha il robot. Il progetto longitudinale del robot può essere suddiviso in tre parti: “Visualizza”, “Naviga” e “Impianta”. Due sensori a ultrasuoni nella parte anteriore consentono al robot di valutare il terreno davanti a sé, mentre una testa mobile gli consente di guardare in più direzioni per scegliere il percorso corretto. Una volta deciso, le gambe della pagaia aiutano l’A’seedbot a muoversi e persino a cambiare direzione, con movimenti che ricordano una foca.
Il robot dispone anche di un sensore di distanza ed è in grado di inviare report all’utente per dati statistici. Infine, l’estremità del robot si appoggia a terra, spingendo rapidamente i semi nella sabbia dei luoghi valutati. Le “gambe” dell’elica hanno sensori che strisciano attraverso la sabbia alla ricerca dei giusti livelli di umidità per piantare i semi. La sua unità di elaborazione interna aiuta il robot a capire il terreno, decidere dove piantare i semi e monitorarli ogni pochi giorni, mentre i pannelli solari in cima aiutano il robot a percepire l’intensità del sole. Etehadi spiega che il progetto si rivolge a un pubblico diverso, dagli enti governativi agli agricoltori, nonché a persone e organizzazioni che cercano soluzioni per combattere il cambiamento climatico.
Fonte: ciclovivo.com.br