Mummia egizia di una donna incinta di 7 mesi, ecco le foto del bambino che ha in grembo

Nel sarcofago ritrovato, si pensava ci fossero i resti di un sacerdote egizio. Su questo sarcofago è stato successivamente ritrovato il nome di un altro personaggio dell’epoca, uno scriba: Hor-Djehuti. La mummia attualmente conservata in Polonia e dalle ricerche è stato stabilito che la mummia apparteneva ad una giovane donna di circa 20-30 anni. La donna è morta con il bambino che portava in grembo, è la prima mummia incinta ritrovata.

Recentemente è stato pubblicato uno studio in cui si analizzano le tecniche utilizzate per la corretta conservazione di circa 2000 anni. La donna aveva capelli lunghi e mossi, vissuta nel primo secolo d.C. a Tebe, lungo il Nilo, vicino le moderne città di Karnak e Luxor, da non confondere con Tebe greca. Faceva parte della società più ricca della zona, visto la modalità utilizzata per la mummificazione.

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Questo sarcofago è stato acquistato da Jan Wężyk-Rudzki e nel dicembre 1826, successivamente ceduto all’Università di Varsavia come donazione da parte del conte Stanisław Kostka Potocki.

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Anche se sul sarcofago era riportato un nome maschile, già da una prima analisi era stato riscontrata la mancanza dell’organo maschile, successivamente tecniche più dettagliate hanno portato alla scoperta della giovane donna. Infine è stato scoperto il corpo del bambino e anche le modalità con cui è stato mummificato.

Misurando le dimensioni del feto, si è potuto risalire al fatto che la donna fosse incinta di 28 settimane, era quindi nel settimo mese di gravidanza. «Per ragioni sconosciute il feto non è stato rimosso dagli imbalsamatori, ma non è stato possibile determinarne il sesso» ha sottolineato Wojciech Ejsmond, studioso dell’Istituto delle culture mediterranee e orientali dell’Accademia polacca delle scienze. «La scoperta apre nuovi orizzonti su tecniche e aspetti ancora sconosciuti delle sepolture egizie».

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In uno degli ultimi studi pubblicato sul “Journal of Archaeological Science”, Ożarek-Szilke, co-direttore del Warsaw Mummy Project, ha sottolineato che la defunta era stata coperta di natron per asciugare i liquidi del corpo. Si tratta di una miscela naturale contenente carbonato di sodio decaidrato e circa il 17% di bicarbonato di sodio, più cloruro di sodio e solfato di sodio. All’interno del corpo della giovane donna, il passaggio da ambiente alcalino ad ambiente acido ha causato la lisciviazione di minerali dalle ossa fetali, che hanno cominciato a disseccarsi e mineralizzarsi.

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