E’ vero che le persone che amano i gatti sono mediamente più intelligenti di altre? Si tratta di un’affermazione che piacerà molto agli amici di questi simpatici felini domestici. Tuttavia, per evitare equivoci e/o la diffusione di informazioni dal contenuto fuorviante, gli autori di GloboChannel.com hanno deciso di risalire alle vere fonti scientifiche legate a questa clamorosa affermazione:
A quanto pare, tutto è partito da uno studio scientifico presentato nel 2014 da Denise Guastello, (professoressa associata di psicologia alla Carroll University di Waukesha, Wisconsin) che ha fatto molto parlare di se. Lo studio era finalizzato a “Comprendere la relazione tra la personalità umana e le preferenze per le specie da compagnia è importante per migliorare le relazioni uomo-animale, sostenere il benessere degli animali e sostenere la pettherapy. Il presente studio ha esaminato le differenze di personalità tra gli amanti dei cani e quelli dei gatti con l’obiettivo di affrontare alcune discrepanze presenti in ricerche precedenti che potrebbero essere ricondotte all’uso di tratti ampiamente definiti rispetto a quelli strettamente definiti. I partecipanti erano 418 studenti universitari che hanno completato il questionario sui sedici fattori di personalità (16PF) e un sondaggio sugli animali domestici che li ha classificati come cani o gatti. Il 16PF contiene 15 tratti della personalità primari strettamente definiti, una breve misura dell’intelligenza generale e 5 fattori globali che sono paragonabili nel significato a quelli del modello a cinque fattori” – si legge nella pubblicazione scientifica. Il risultato riportato nel documento è molto interessante e apre a nuovi scenari:
Le persone che amano i gatti sono più intelligenti? Il risultato dello studio scientifico:
“Le differenze principali erano che i 352 cani avevano punteggi più alti in calore, vivacità, consapevolezza delle regole e audacia sociale rispetto ai 66 gatti. Quest’ultimo ha ottenuto punteggi più alti in termini di intelligenza generale, astrattezza e fiducia in se stessi. Nel complesso, i tratti primari corrispondevano a un modello noto per essere associato a personalità creative e producevano una migliore discriminazione tra i due gruppi rispetto ai tratti che corrispondevano al modello a cinque fattori. Alcuni tratti erano più salienti per le femmine che per i maschi”. In conclusione:
Conclusione dello studio scientifico:
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