Il Kraken è esistito per davvero: ecco le prove su resti fossili


Un kraken di proporzioni mitologiche che avrebbe fatto paura persino al Capitano Nemo. La prova della sua esistenza è presente sui resti di un ittiosauro, lo Shonisauru popularis, ritrovato a Berlino. Secondo gli studiosi questi erano nel Triassico ciò che oggi sono i capodogli per i calamari giganti: delle succulente prede. Il paleontologo Mark McMenamin, autore della scoperta, afferma che le ultime analisi dei giacimenti fossili suggeriscono un ambiente fatto di acque profonde, il che rendeva sospetta e ambigua la presenza di carcasse disposte in modo ordinato. I diversi gradi di incisione sulle ossa suggeriscono che questi shonisauri non sono stati tutti uccisi e sepolti nello stesso momento. Persino le posizioni delle ossa erano state deliberatamente riorganizzate. Il che fa pensare ad un predatore moderno ed intelligente noto proprio per questo tipo di manipolazione delle ossa. “Il polpo moderno fa questo”, ha detto McMenamin. Un dettaglio ancora più evidente: Le vertebre disposte ricordano il modello di dischi a ventosa presenti sui tentacoli dei cefalopodi, con ogni vertebra molto simile ad una ventosa.

Ma poteva davvero una piovra aver uccido questi grossi rettili predatori? Nessuno avrebbe creduto ad una storia simile se non fosse che qualche anno fa lo staff dell’Acquario di Seattle aveva installato una videocamera notturna per scoprire cosa stava uccidendo gli squali in uno dei suoi grandi serbatoi. Increduli, scoprirono che si trattava di un grosso polpo. Un video da YouTube:

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“Crediamo che questo cefalopode nel Triassico facessero la stessa cosa”, ha detto McMenamin.
Il delitto perfetto nel Triassico perché i polpi sono per lo più costituiti da un corpo molle e non non si fossilizzano bene. Solo i loro becchi, o parti della bocca, sono duri e le probabilità di conservazione sono molto basse.

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