Pericolo lenti a contatto: un batterio può rendere ciechi

lenti_a_contattoUn pericolo occulto, nel vero senso della parola, la acanthamoeba, un batterio che si trova nel suolo e nell’acqua e può essere trasmesso anche dalle lenti a contatto negli occhi dell’uomo. Sono sempre di più, infatti, i pazienti colpiti da infezioni o complicazioni connesse all’utilizzo delle lenti a contatto, perché cresce il numero di persone che le utilizza al posto degli occhiali e quindi anche di quelle che non sempre ricorrono alla profilassi necessaria per evitare problemi alla vista.

Il Daily Mail, il celebre quotidiano britannico, sulla sua edizione online in data odierna riporta la storia di Ashley che sarebbe stata colpita da un’infezione conseguente alla acanthamoeba, che potrebbe averla fatta diventare cieca.
L’acanthamoeba, è un piccolo parassita unicellulare, che si può trovare nell’acqua di rubinetto, nella polvere, ma anche nel mare, nelle docce e nelle piscine. Si nutre, fra l’altro di batteri che si possono trovare sulle lenti a contatto sporche.

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Quando la lente viene posizionata sull’occhio, il parassita in questione riesce a risalire la cornea partendo dallo strato esterno del bulbo oculare e causando pericolose conseguenze, sino alla cecità se non curato tempestivamente.
I sintomi dell’infezione comprendono pruriti agli occhi e lacrimazione, offuscamento della vista, sensibilità alla luce, gonfiore della palpebra superiore e forti dolori.

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Il trattamento comprende gocce per gli occhi, con pazienti trattati inizialmente ogni 20 minuti, giorno e notte e fino a tre settimane in ospedale. I casi più gravi sono soggetti a trapianti di cornea.
È inutile dirlo, anche da profani, sottolinea Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che per evitare questo tipo d’infezioni è strettamente necessario mantenere sempre pulite le lenti e sostituirle regolarmente, tanto che molti oculisti consigliano di cambiarle ogni giorno dopo ogni singolo uso. Troppo spesso, infatti, si sottovaluta la necessaria igiene di queste protesi in nome dell’esasperazione di un’estetica che è diventata moda.

Lecce, 28 marzo 2013

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Giovanni D’AGATA

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