Una storia che dovrebbe far riflettere sul “grande cuore” dei meridionali d’Italia, troppo spesso messo in dubbio e criticato ma che in realtà, nelle occasioni più significative, si dimostra reale e concreto.
La storia è stata raccontata sui social:
“Stamattina sul Freccia rossa delle 9, prima di arrivare in città, il controllore chiede il biglietto a un giovane africano, che risponde in un italiano stentato di aver sbagliato treno, che ha confuso con l’Italo (sarà vero?). Non ha alcun biglietto con sé e il controllore gli chiede, allora, 95 euro. Il giovane nero, che veste abiti semilogori, è agitato, dice di non avere soldi. L’altro gli chiede i documenti. Lui non glieli da (o forse non c’è li ha). “Guarda che sono costretto a chiamare i carabinieri non appena siamo a Napoli”, ammonisce il controllore. A questo punto, da qualche poltroncina più in là, interviene un signore: “Lo pago io il biglietto“. E poi un altro:”Contribuisco anch’io”. Poi è la volta mia, infine di una donna. In quattro saldiamo il biglietto maggiorato e al controllore non resta che abbozzare”.
“Io non so se il giovane africano avesse un permesso di soggiorno o meno, ma comunque su di me e sugli altri tre, tutti romani e napoletani, è scattato qualcosa che sicuro non accade a certi tipi di “quelli del Nord”: in un altro destino sarebbe potuto capitare anche a me. Vecchi e demagogici retaggi storico-religiosi-antropologici? Possibile. Io, però, preferisco chiamarla umanità“.