La bellissima città di Ollolai riposa nel’isola sul Mediterraneo ed ha oltre 200 abitazioni in pietra che stanno cadendo in rovina, e una popolazione che sta rapidamente diminuendo. Per invertire il problema, il comune ha deciso di svendere case per un euro, a condizione che l’acquirente si impegni a ripristinare la fruibilità della casa per almeno tre anni.
“Vantiamo origini preistoriche”, ha detto Efisio Arbau, sindaco di Ollolai. “La mia crociata consiste nel salvare le nostre tradizioni uniche dal cadere nel dimenticatoio. Come molte piccole città, Ollolai ha visto la sua popolazione più giovane trasferirsi in città più grandi e un tasso di natalità in calo. L’anno scorso, il sindaco ha chiesto agli ex proprietari di case di donare le loro dimore fatiscenti e metterle sul mercato. Finora ne sono state vendute tre, con oltre 100 offerte provenienti da tutto il mondo“.
Sul monte di Santu Basili ci sono le radici del paese. Qui infatti si hanno testimonianze dei primi insediamenti umani risalenti al 4000 a.C. Successivamente a queste genti si unirono clan di nuragici fuggiaschi delle pianure del Campidano per sottrarsi all’invasore Cartaginese: gli Iolaesi, il cui nome, nel tempo mutò in Iliesi. Da essi avrebbe avuto origine il paese. Oltre a Santu Basili, vari reperti sono stati trovati nelle località di Sinasi, Su Tri’inzu, Puzone, S’Enucrarzu, Sa ‘Erina, Sos Molinos, Donni’eddu (di origine giudicale), Sos Gadones, Moroniai, Orroco’ina.
Gli abitanti della Barbagia di Ollolai (chiamata così in quanto il paese, sede di curatoria in epoca giudicale, doveva esserne il centro più importante) praticavano ancora il paganesimo, mentre nelle pianure della Sardegna il Cristianesimo si era rapidamente imposto (IV secolo).
L’imperatore bizantino Maurizio, comprendendo che il dominio non sarebbe mai stato completo fino a che i Barbaricini fossero rimasti autonomi, chiese l’intervento di papa Gregorio I. Il pontefice si rivolse allora al capo dei barbaricini, Ospitone, che viveva, secondo la leggenda, sui monti di Santu Basili. Si rivolse a lui in quanto questi si era già convertito alla religione cristiana, per aiutare o quanto meno non ostacolare l’opera missionaria dei suoi inviati Felice e Ciriaco.