In buona parte del periodo del Mesozoico, l’Italia era sostanzialmente sommersa dalle acque marine, ma alcune delle sue sommità erano invece isole caratterizzate da un clima tropicale. Questo è quanto riferito dalla Scienza ufficiale, anche se, una curiosa scoperta (menzionata nella parte finale di questo post) potrebbe indurci a tener conto di ipotesi sino ad oggi escluse. E’ in questo contesto che dai 200 ai 65 milioni di anni fa, vagavano anche nell’Italia di allora dinosauri vegetariani e carnivori. In buona parte del nostro paese, abbiamo prove del passaggio (perlopiù orme, ma non solo) di grandi animali erbivori come gli adrosauri, caratteristici del periodo Cretaceo, sauropodi (i grandi dinosauri dal lungo collo) e anche di dinosauri corazzati simili all’ankylosauro (ovvero appartenenti all’ordine dei Thyreophora): La presenza di questi animali vegeteriani di dimensioni medio-grandi potrebbe confermare che, all’epoca, anche nel nostro paese (o meglio, nelle terre circondate dal mare che la anticipavano) vi fossero dinosauri carnivori di grandi dimensioni. Del resto, li dove erano presenti adrosauri e sauropodi (i dinosauri dal lungo collo, per intenderci), è scontato pensare che, in contrapposizione alla megafauna vegetariana, vi fossero anche popolazioni di carnosauri con caratteristiche proporzionali al potenziale predatorio. Non si trattava di dinosauri grandi quanto un tirannosauro, ma, in alcuni casi, si trattava di animali nemmeno tanto più piccoli e di grandi dimensioni. Elenchiamo qui sotto gli esempiù più noti, tenendo conto che, sicuramente, in giro per l’Italia ci sono ulteriori reperti in attesa di essere scoperti (ma che forse non godono di sufficente attenzione e di campagne di scavo adatte come invece accade in altri paesi!). Riportiamo qui sotto una breve ma affascinante lista dei grandi teropodi italiani. Cominciamo con il Saltriovenator:
Inizialmente chiamato Saltriosaurus (nome ispirato direttamente dall’omonima località veneta nella quale sono stati ritrovati i suoi resti fossili frammentari) è un antichissimo ceratosauro che visse durante la fase Sinemuriano del Giurassico inferiore in quella che oggi è l’ Italia. Sebbene non sia stato ancora scoperto uno scheletro completo, si pensa che Saltriovenator zanellai fosse un grande carnivoro, antenato del Ceratosaurus:
L’ olotipo , MSNM V3664 , è stato trovato in uno strato della Formazione Saltrio risalente al primissimo Sinemuriano , vecchio di 199 milioni di anni. Consiste in uno scheletro frammentario con una mascella inferiore. Circa il 10% dello scheletro è stato scoperto, tra cui un dente, uno splenial destra, un prearticular destra, una costola collo, frammenti di costole dorsali e scapole , un ben conservato ma incompleta forchetta , omeri , metacarpo II, falange II-1 , falange III-1, falange III-2, manuale ungual III, un tarsale distale III, un tarsale distale IV e il prossimaledal secondo al quinto metatarso. L’individuo olotipo probabilmente è morto sulle rive di un’antica spiaggia prima di essere trascinato in mare. Dopo la morte, i resti scheletrici subirono un trasporto prolungato, durante il quale molte ossa andarono perse e le rimanenti altamente frammentate. Sebbene Saltriovenator non fosse acquatico, l’ambiente in cui era stata depositata la carcassa era probabilmente pelagico , a giudicare dalle ammoniti associate . La località è inoltre ricca di crinoidi , gasteropodi , bivalvi , brachiopodi e briozoi . Il deposito si è verificato su un pendio tra una piattaforma carbonatica poco profonda e un bacino più profondo. Vari graffi, solchi e striature indicano che la carcassa è stata oggetto di lavaggio da parte di invertebrati marini. L’esemplare rappresenta un individuo subadulto, prossimo alla sua taglia massima, la cui età è stata stimata in ventiquattro anni. Le ipotesi sulle dimensioni:
A causa della natura frammentaria dei resti, era impossibile misurare direttamente le dimensioni dell’animale. Gli autori descrittori hanno quindi confrontato i fossili con quelli di due teropodi di volume più o meno simile. Confrontando con gli elementi scheletrici del MOR 693, un esemplare di Allosaurus fragilis , hanno concluso prudentemente che l’ individuo olotipo Saltriovenator era lungo almeno dai sette agli otto metri. Ciò renderebbe Saltriovenator il più grande teropode conosciuto che viveva prima dello stadio Aaleno , il 25% più lungo del Ceratosaurus del tardo Giurassico. Confronto con Ceratosaurus stesso, ha portato a una lunghezza del corpo di 730 centimetri, un’altezza dell’anca di 220 centimetri e una lunghezza del cranio di ottanta centimetri. La lunghezza del femore sarebbe quindi stata di circa ottanta-ottantasette centimetri, il che indica un peso corporeo compreso tra 1160 e 1524 chilogrammi. Un altro metodo consisteva nell’estrapolare dalla lunghezza nota dell’arto anteriore. L’applicazione del rapporto abituale degli arti indicava una lunghezza degli arti posteriori di 198 centimetri. Il femore sarebbe stato quindi lungo da 822 a 887 millimetri, indicando un peso da 1269 a 1622 chilogrammi. Dal nord Italia, procediamo verso sud, per il misterioso teropode gigante dell’Abruzzo, che secondo alcuni sarebbe più grande mai scoperto in Italia:
Questo, tenendo conto che animali di dimensioni simili ma risalenti proprio ad un periodo ravvicinato alle impronte pugliesi (parliamo di 130 milioni di anni fa) sono vissuti anche nella vicina Spagna. E’ il caso del concavenator, predatore dell’ordine dei carcarodontosauri lungo quasi sei metri
Anche in Italia, quindi, esistevano animali strettamente imparentati o comunque fisicamente simili a quelli ritrovati in altri paesi europei? La risposta, tenendo conto della presenza di impronte fossilizzate di forme simili alle specie identificate altrove, è affermativa. Resta invece da chiedersi come all’epoca fossero presenti dinosauri di dimensioni piuttosto grandi li dove, teoricamente, la Scienza del secolo scorso ha sempre ritenuto che il belpaese fosse in buona parte immerso dalle acque o al massimo caratterizzato dalla presenza di piccoli arcipelaghi tropicali. La notevole presenza di orme di dinosauri di grandi dimensioni – compresi anche predatori di stazza rilevante – lascia invece pensare ad un ecosistema non molto differente da quello continentale. Aspetti che potrebbero riscrivere non solo la storia biologica dell’Italia del Mesozoico, ma anche in ambito strettamente geologico e paleogeografico.
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