“Il fumo denso dell’incendio nella struttura di sei acri è stato catturato via satellite. Molti hanno ipotizzato che fosse una ripresa del famoso cimitero di pneumatici di Sulaibiya in Kuwait e hanno condiviso le immagini satellitari del sito che mostrano il fumo che si alza dalle scorte. Infatti, gigantesche buche scavate nel terreno sabbioso nella regione di Sulaibiya in Kuwait contengono circa sette milioni di pneumatici. Gli incendi nelle vaste scorte di pneumatici del Kuwait sono abbastanza comuni” – ha osservato Romeo Kepomi Noumbissi, manager di aziende industriali. Quali sono le maggiori conseguenze di questo incidente? Le risposte dei due esperti:
“Quando vengono incendiati enormi cimiteri di pneumatici, le conseguenze dell’inquinamento peggiorano di diversi gradi di grandezza: il fumo rilascia sostanze chimiche tossiche come CO e SOx che sono dannose per la salute umana; i metalli pesanti vengono rilasciati nel suolo e raggiungono le falde acquifere causando un inquinamento gravissimo, spesso irreversibile” – ha detto Dufour-Dror. “Lo pneumatico usato purtroppo non è biodegradabile ed è fonte di inquinamento a causa dei composti chimici che contiene: inquinamento del suolo o inquinamento atmosferico, soprattutto quando viene bruciato. È tempo di trovare una soluzione definitiva alla gestione degli pneumatici usati che rimane un problema ambientale critico per i motivi sopra citati. Questo problema non riguarda solo il Kuwait ma tutti i paesi produttori di pneumatici e ad altri livelli tutti i paesi utilizzatori. Oggigiorno i tentativi di risolvere questo problema sono, tra gli altri, la vendita per l’esportazione o sul mercato dell’usato, la ricostruzione, l’utilizzo tal quale per il settore agricolo, l’utilizzo come pareti di pneumatici per l’antivalanghe/cadute massi, sottofondi stradali (muri di pneumatici sotto il bitume), combustione per fornire materia prima a determinate industrie (acciaio), macinazione in aggregati o polvere per vari usi (strade, ammortamento di ferrovie, parchi giochi, ecc.) e la produzione di oggetti sagomati (ad es. ruote per carrelli della spesa). Tuttavia, sembra che non tutti i meccanismi di pneumatici usati sarebbero sufficienti per svendere lo stock in continua crescita. Scienziati, industria e governi dovrebbero essere in grado di unirsi per trovare una soluzione efficace e permanente” – ha detto invece Noumbissi. Cosa dovrebbe fare la comunità internazionale in questo senso? La risposta di Dufour-Dror: