
Tornata alla ribalta dopo tanto tempo, la “bicicletta d’acqua” si sta trasformando anche in un valido strumento di tutirsmo sostenibile. Ciò che in molti non ricordano è che almeno la versione moderna di questo insolito veicolo pare sia di invenzione italiana:
La storia – stando a quanto è possibile constatare consultando alcune documentazioni dell’epoca – risale alla vigilia di Natale del 1911 quando il settimanale milanese Letture della Domenica, attraverso la sezione del Settimanale Illustrato, diede notizia che finalmente, dopo tanti tentativi falliti, grazie al genio di due fratelli torinesi Bosio, era stato possibile attraversare qualsiasi fiume o lago senza scendere dalla bici:
L’idea consisteva semplicemente in quella di trasformare una normale bicicletta in un veicolo galleggiante in grado di navigare sull’acqua, in modo che il ciclista, dopo aver percorso le nostre strade pubbliche, potesse anche attraversare un fiume o un lago, ha tentato molti meccanici sperimentati, senza che nessuno di loro avesse saputo superare le reali difficoltà di pedalare sui corsi d’acqua troppo instabili. Una foto dell’epoca documentava una pedalata sul fiume Po nel corso del rigido inverno dell’epoca:
Sembra che l’invenzione fosse già stata creata nell’anno precedente, come documentava questa foto meno nota (risalente, a quanto pare, al 1910):
Il dispositivo fu costruito con tre galleggianti fissati alla bici con i rispettivi tubi e cinghie in acciaio; il primo sotto la ruota anteriore svolge la funzione di sterzo, mentre gli altri due, ai due lati della ruota posteriore, furono collegati tra loro in modo da mantenere la bicicletta sull’acqua. La propulsione si otteva con la normale pedalata, per mezzo di una catena che “mette in moto un’elica immersa nell’acqua sotto la ruota posteriore”. Anni dopo,in Nord Europa, il veicolo fu utilizzato anche da altri appassionati. Una foto che dovrebbe risalire al 1914:
Purtroppo, a distanza di molto tempo, i resti di queste invenzioni risultano attualmente persi. Fortunatamente, le foto dell’epoca confermano l’ennesima grande invenzione per mano italiana: evidentemente meno nota di altre, ma pur sempre testimonianza dell’ingegno di una cultura artigianale particolarmente creativa. Oggi, le “eredi” di quelle biciclette sono vendute in tutto il mondo. Ecco alcuni esempi: