Un misterioso quanto affascinante oggetto luminoso “ad impulso lento” è stato osservato da alcuni astronomi in Australia:
L’oggetto pulsa ogni 18 minuti e 10 secondi ed è caratterizzato da una misteriosa sorgente che spazza il cielo, appunto, a intervalli di circa venti minuti. Diventando – per qualche decina di secondi, massimo un minuto, questa la sua durata – una fra le sorgenti più luminose della nostra galassia. «Nel corso delle nostre osservazioni, l’abbiamo visto apparire e sparire nell’arco di poche ore», ricorda la prima autrice dello studio pubblicato oggi su Nature che presenta la scoperta, l’astronoma Natasha Hurley-Walker della Curtin University (Australia). «Una cosa del tutto inaspettata. Per noi astronomi, anche un po’ inquietante: non c’è in cielo nessun altro oggetto a noi noto che si comporti in un modo simile. E questo è anche molto vicino: si trova a circa quattromila anni luce da noi. Praticamente nel nostro cortile galattico».
L’oggetto misterioso ancora non ha un nome, solo una sigla che pare un Iban: Gleam-X J162759.5-523504.3. Ed è stato trovato l’anno scorso da uno studente della Curtin University, Tyrone O’Doherty, mediante una tecnica da lui stesso sviluppata – i dati raccolti dal radiotelescopio australiano Murchison Widefield Array nel periodo dal 3 gennaio al 28 marzo 2018. «È emozionante pensare che la sorgente da me identificata l’anno scorso si sia rivelata un oggetto così particolare», dice ora O’Doherty. A consentirgli la definizione di insolito è, appunto, il suo periodo. Gli astronomi dividono i segnali cosiddetti “transienti” che però, solitamente, non sono caratterizzati da intervalli così brevi. L’intensità del segnale e il suo periodo suggeriscono, per esempio, che si possa trattarsi di un oggetto estremamente luminoso e molto compatto, di certo molto più piccolo del Sole. Un altro indizio significativo è la polarizzazione del segnale:

quello emesso dalla nostra sorgente misteriosa è un fascio d’onde radio altamente polarizzato, vale a dire che si tratta di onde elettromagnetiche che oscillano su un piano preferenziale. Segno distintivo, questo, della presenza di un forte campo magnetico nel luogo d’origine dell’emissione. Questi elementi messi insieme, spiega Hurley-Walker, fanno farebbero pensare ad una cosiddetta ultra-long period magnetar – una magnetar di periodo ultra lungo. «È un tipo di stella di neutroni che ruota lentamente e la cui esistenza è prevista dalla teoria», dice la ricercatrice. «Ma nessuno si aspettava di rilevarne direttamente una come questa, perché non ritenevamo che potessero essere così brillanti. È come se in qualche modo stesse convertendo l’energia magnetica in onde radio in modo molto più efficace di qualsiasi oggetto mai visto prima». Per verificare se l’intuizione è quella giusta, Hurley-Walker sta ora attendendo la sorgente al varco con il Murchison Widefield Array, sperando che si riaccenda. «Se lo fa», garantisce, «ci sono telescopi nell’emisfero australe e anche nello spazio pronti a puntare direttamente nella sua direzione».
Per saperne di più:
- Leggi su Nature l’articolo “A radio transient with unusually slow periodic emission”, di N. Hurley-Walker, X. Zhang, A. Bahramian, S. J. McSweeney, T. N. O’Doherty, P. J. Hancock, J. S. Morgan, G. E. Anderson, G. H. Heald e T. J. Galvin
Fonte: media.inaf.it/2022/01/26/magnetar-lungo-periodo/