I resti fossili appartenuti ad una specifica specie di dinosauro dal becco di pappagallo vissuta in quella che oggi è la Cina risultano provvisti di una cicatrice addominale che potrebbe essere stata equivalente a un ombelico di mammifero:
“Avevo rilevato alcune stranezze durante un esame più di routine del campione… Quando l’ho visto, la mia mente ha detto cicatrice ombelicale!” dichiara Phil Bell dell’Università del New England, in Australia, dopo aver analizzato nei dettagli un esemplare fossile di psitacosaurus, già noto per aver conservato resti di piume (o penne) primordiali sulla coda. “Non riesco a immaginare che molte persone li abbiano effettivamente cercati, non ci sono molti esemplari esistenti [con pelle fossilizzata]”. I dinosauri erano quindi provvisti di ombelico? Occorre ricordare che buona parte (ma non tutti) degli embrioni di mammiferi ottiene nutrienti da una placenta attraverso un cordone ombelicale, che alla fine cade lasciando una cicatrice addominale, o ombelico. Negli uccelli e nei rettili, l’embrione è attaccato attraverso i vasi sanguigni a un sacco vitellino, che fornisce nutrienti all’interno dell’uovo. Dopo la schiusa dell’uovo, il sacco vitellino viene assorbito nel suo corpo, lasciando una cicatrice addominale lineare. A differenza degli esseri umani, questa cicatrice di solito scompare dopo pochi giorni o settimane. La nuova scoperta appare straordinaria perché i dinosauri deponevano le uova proprio come i rettili e gli uccelli odierni:
Attraverso l’utilizzo di una tecnica chiamata fluorescenza stimolata dal laser, i ricercatori, analizzando i resti di un esemplare di psitacosauro vissuto circa 130 milioni di anni fa e deceduto probabilmente all’età adulta di 6 anni, hanno individuato una cicatrice lunga circa 10 centimetri e circondata da minuscole squame, probabile segno di trauma fisico. Vista la straordinaria scoperta, gli scienziati ipotizzano che queste caratteristiche possano essere state comuni in questa e in molte altre specie di dinosauro. Ipotesi che necessiteranno però di ulteriori conferme attraverso indagini estese.
Riferimento rivista: BMC Biology , DOI: 10. 1186/s12915-022-01329-9