Scoperta un’antica città imperiale romana emersa ai piedi dei Pirenei

Il comune Alto Aragonese di Artieda (Jacetania, Saragozza), situato nel settore occidentale del Canalede de Berdunit, sulla sponda sinistra del fiume Aragona, è citato in bibliografia come sede di alcuni reperti archeologici romani ivi ubicati viaggi come «Il Forau de la Tuta», «Ermita de San Pedro» ,«Campode la VergineoCampodelRoy» o «Rienda». Inizialmente, il luogo riconosciuto dagli archeologi e dagli storici era quello di Rienda, parzialmente scavato da E. Osset negli anni ’60 e identificato come villa assensotipica (Beltran Martínez, A. e Osset Moreno, E. 1964; Osset Moreno, E. 1965). Dall’altro, dagli altri enclavi, la presenza di elementi architettonici romani riutilizzati nella fabbrica dell’eremo di San Pedro. A sostegno del contesto storico, vi sono numerosi manufatti antichi:

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come il resto dei mosaici tassellati in bianco e nero, o strutture fognarie di conci, a cui si accennava attraverso la fine del XVIII secolo all’inizio del il 19 dal sacerdote Mateo Suman  in un’interessante opera recentemente salvata dall’oblio dall’Istituzione Fernando el Católico. Nel 2018 la corporazione comunale di Artieda, preoccupata per il degrado e l’incuria nel resto del le suddette intra banche, hanno contattato alcuni membri e collaboratori dell’area Archeologia dell’Università di Saragozza per proporne uno studio. Così, nel 2019 e nel 2020, un team con un format multidisciplinare per la diversità specialistica e tecnica, in coordinamento con detta Corporazione Municipale e la Direzione Generale dei Beni del Governo di Aragona, ha progettato un Piano per attuazioni con oggetto di valutazione l’attuale stato di conservazione degli alberirestas e di analizzare il possibile interesse della sua ricerca Approfondita Da questo momento, per il suo enorme significato archeologico. All’inizio del 2021, questo team ha deciso di concentrare i suoi sforzi sullo studio delle vestigia situate intorno all’eremo di San Pedro , noto in bibliografia come “El Foraudela Tuta” e “Campo de la Vergine o Campo del Royo”. Tuttavia, fin dall’inizio è stato confermato che tutti questi siti archeologici formavano in realtà un unico grande gruppo che, per evitare confusione, si decise di chiamare “El Forau de la Tuta“. Inoltre, questo lavoro ha potuto determinare che questo sito fosse apprezzato dalla superficie delle principali fasi di occupazione:

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una prima cronologia imperiale romana (I-V secolo?) e una seconda risalente al periodo cristiano altomedievale (IX-V sec. XIII secolo). D’altra parte, in funzione dell’importanza dei resti in situ del conservatorio e di quelli del sito ma custoditi in varie collazioni pubbliche e private, si è giunti alla conclusione che le vestigia di questa occupazione romana vanno identificate come quelle di un senso di carattere urbano, di nome antico per ora sconosciuta, la cui vita si svilupperà in epoca imperiale e peccato perdurazioni posteriori, sicomo ahabitaturale, del periodo visigoto e primo andaluso, è costituita da un casale sparso e da una chiesa, che possiamo identificare con l’Artede , Arteda, Artieda o Arteda Ciuitate, citata nei diplomilatini del fondo monastico di Leire. Di questa enclave medievale le sue sorelle sono il resto del capo della chiesa integrato nella fabbrica dell’eremo di San Pedro, numerosi silos di bocche, caviale, e il sottosuolo sparsi solo percettibili dal georradare a necropoli de inumazione encistadi di rito cristiano situato intorno all’eremo, indagato nel 2020 dalla società Paleoimas:

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Questo senso dell’alto medioevo sarebbe stato abitato fino a quando, in risposta al processo di concentrazione della popolazione rurale in alti centri castrali che si svolse nella regione – ed era il regno – per tutta la seconda metà del XII secolo e il primo del XIII secolo, i piccoli habitat della zona furono abbandonati e i suoi abitanti si insediarono, l’effettivo casale di Artieda, così come si presentano altri quasi vicini a quelli conservati nei cartedi pubblicati, come Berdun (1158), Pueyo de Pintano (1162), Pueyo de Mianos (1170), Salvatierra de Esca (1208) e Tiermas (1210) (Passini, J. 1988, pp. 61-65, 66-68 e 69-72; Iranzo Muñío, MªT. , Laliena Corbera, C., SesmaMuñoz, J. UN. e UtrillaUtrilla, JF 2005: 126-135).2. IL FORAU DE LATUTUN Il giacimento di El Forau de Tuta si trova a circa 1,5 chilometri a nord-nordovest dell’area urbana di Artieda, confinato alle scarpe sulla piana della sponda sinistra del fiume Aragona a circa 540 metri slm livello. Si tratta di una zona agricola di pianta oblunga, coltivata a feca recensore con cereali, lunga circa 390 m nel suo asse maggiore nord-ovest-sudest e circa 140 m nel suo asse massimo sud-ovest-nordest, con una superficie complessiva di circa 4 ettari. Ad est il sito è delimitato dal profondo cauto della forra di Babbo Natale Maria, ad est dalla forra di San Pedro e a nord dalla scarpata compresa tra 20 e 30 m di disinteressata vallata del fiume, mentre a a mezzogiorno è chiuso mediante fossato artificiale e terrapieno, dato al momento indeterminato, situazioni al se sicuro intorno all’eremo di San Pedro, che lo separa dall’adiacente area agricola denominata “Caseta del Roy”.

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Lo studio qui: https://www.researchgate.net/publication/361102635_El_Forau_de_la_Tuta_Artieda_Jacetania_Zaragoza_una_ciudad_imperial_romana_hasta_ahora_desconocida_en_la_vertiente_sur_de_los_Pirineos

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